Notizie Notizie Mondo Tassi di interesse bassi per “colpa” delle “Tre D”: ecco cosa sono e cosa significano

Tassi di interesse bassi per “colpa” delle “Tre D”: ecco cosa sono e cosa significano

29 Marzo 2019 15:28

Negli Usa la Federal Reserve di Jerome Powell ha lasciato i tassi sui fed funds invariati al range compreso tra il 2,25% e il 2,50%, indicando l’intenzione di non procedere ad alcuna stretta monetaria nel corso del 2019. In Europa la Bce di Mario Draghi ha messo sul tavolo le nuove operazioni Tltro per le banche e rinviato un previsto rialzo dei tassi in un contesto in cui la crescita e l’inflazione stanno rallentando più del previsto. Perché oggi viviamo in un mondo di tassi di interesse bassi? Sono tre i fattori che lo spiegano, i tre D, ossia Deleveraging, Demografia e Digitalizzazione come li indica Mondher Bettaieb, Head of Corporate Bonds di Vontobel Asset Management.

Deleveraging indica la riduzione della leva finanziaria e ultimi anni, sottolinea l’esperto, i paesi hanno accumulato enormi livelli di indebitamento e di conseguenza ora stanno cercando di controllare questi livelli, ma la riduzione di essi si sta rivelando molto complicata. In Europa oggi i governi non sono in grado di limitare il debito pubblico in quanto si trovano ad affrontare la sfida dell’invecchiamento della popolazione. Ed è qui, continua Bettaieb, che entra in gioco la seconda D, demografia. L’invecchiamento della popolazione è una sfida per le autorità sotto due aspetti, sottolinea l’esperto. In primo luogo, comporta un aumento dei costi sanitari per fornire un sostegno adeguato ai cittadini anziani e, in secondo luogo, un aumento della spesa pensionistica. Considerando che oggi si vive più a lungo, ciò si traduce direttamente nel numero di anni per i quali una persona riceverà tale beneficio. Se da una parte il deleveraging richiede molti anni, vivere più a lungo ha un impatto diretto sulla spesa dei consumatori. Così mentre i governi tentano di controllare il rapporto debito/PIL, allo stesso tempo cessano di investire in altri settori dell’economia, con conseguente diminuzione dei livelli di creazione di posti di lavoro. Di conseguenza, con il calo del numero di persone sul mercato del lavoro, ciò si ripercuote inevitabilmente anche sui livelli di spesa dei consumatori. Ed è qui, continua l’esperto, si arriva alla terza D, per la digitalizzazione.

Se sono indubbi gli effetti positivi prodotti dalle nuove tecnologie e dalla digitalizzazione, è chiaro l’impatto anche in termini di perdita di posti di lavoro. L’analista di Vontobel Asset Management fa l’esempio del settore bancario. L’electronic banking sta diventando sempre più popolare nella società, in particolare tra i più giovani, il che ha portato a una drastica riduzione del numero di sportelli bancari e, di conseguenza, del numero di posti di lavoro. Con la scomparsa di questi posti di lavoro, i consumi e il potere di spesa dei consumatori si indeboliscono, il che a sua volta mantiene bassi i prezzi.

Combinando insieme queste tre tendenze, i tre fattori D, conclude, lo scenario principe che emerge, almeno nel caso dell’Europa, è quello in cui non si prevede un aumento significativo dell’inflazione e non si assiste ad un forte aumento dei tassi d’interesse. I prezzi – conclude l’esperto di Vontobel – rimarranno bassi, in quanto le imprese stanno perdendo la capacità di fissare i prezzi dei loro prodotti nel modo in cui vorrebbero (perdono il loro potere di determinazione dei prezzi), in quanto il potere di spesa dei consumatori è stato ridotto nel lungo periodo.