Moody’s snobba paure Trump e dice basta alle colombe: ‘Fed non vada in modalità panico’
La Federal Reserve si calmi e non vada in modalità panico. Il consiglio arriva direttamente da Mark Zandi, responsabile economista di Moody’s Analytics, che invita tutti a darsi una calmata visto che, a suo avviso, i dati macroeconomici Usa non giustificano un taglio dei tassi da parte della Banca centrale americana. E’ così, praticamente, che Zandi risponde alle proposte arrivate da più parti: a quella del consigliere economico alla Casa Bianca Larry Kudlow, che la scorsa settimana ha detto addirittura che la Fed di Jerome Powell dovrebbe tagliare i tassi immediatamente, e di ben 50 punti base. O all’altra avanzata dal professore dell’Heritage Foundation Stephen Moore, che il presidente Donald Trump intende tra l’altro nominare per il board della Fed, secondo cui il costo del denaro Usa dovrebbe essere sforbiciato, anche in questo caso, di mezzo punto percentuale.
Moore non ha certo risparmiato più di una stoccata a Jerome Powell invitandolo a “comportarsi da uomo d’onore…e a dimettersi”.
Non solo: il candidato di Trump ha anche rivelato che la decisione della Fed di alzare i tassi sui fed funds, nel meeting di dicembre, al range compreso tra 2,25% e il 2,50% lo ha fatto davvero “infuriare, così come ha fatto infuriare Trump”.
“Ho pensato, semplicemente, che quel rialzo dei tassi fosse inspiegabile. I prezzi delle commodities stavano scendendo in modo drammatico” (in realtà, c’è da dire, le cose sono poi decisamente cambiate, se si considera che il Bloomberg Commodity Index ha appena concluso il suo trimestre migliore dalla fine del 2016).
Ma per Zandi è stato fatto, praticamente, tanto rumore per nulla (c’entrerà il fatto che l’Election Day è il prossimo anno, che l’economia Usa comunque sta rallentando il passo, e Donald Trump vuole puntare al secondo mandato avendo la carta vincente di un’economia americana solida?).
La Fed non è certo cieca, e ha già riconosciuto la presenza di rischi provenienti sia dall’Europa che dalla Cina. Di conseguenza, il capo economista di Moody’s ha detto di non riuscire a capire “il motivo per cui la Fed dovrebbe andare in modalità panico”.
Zandi, riporta la Cnbc, si è riferito in particolare al fatto che il tasso di disoccupazione degli Stati Uniti continua a oscillare attorno al minimo degli ultimi 50 anni, alla crescita dei salari che lui reputa solida, al tasso di inflazione che si sta avvicinando al target fissato dalla Federal Reserve del 2% e a Wall Street, che sembra destinata a testare nuovi livelli record.
Un’ulteriore iniezione di droga monetaria, ha fatto notare l’esperto, potrebbe rivelarsi tra l’altro “controproducente”, visto che un taglio dei tassi potrebbe tornare a incoraggiare l’accumulazione del debito per sostenere l’economia. E tra l’altro, proprio l’aumento del debito è, per Zandi, un problema già segnalato lo scorso anno, quando disse che il ricorso eccessivo al credito avrebbe potuto diventare problematico e far scivolare l’economia americana in recessione.
Da segnalare che proprio lo smorzarsi dei timori legati all’economia americana sta sostenendo in queste ore il dollaro. L’effetto è che l’euro ha bucato la soglia di $1,12, scendendo fino a $1,1190, lievemente al di sopra degli $1,1176 testati lo scorso mese, che rappresentano il livello più debole dallo scorso giugno. Il Dollar Index è salito nelle ultime ore fino a 97,430, al record in tre settimane.