Carige: il fondo Varde rinuncia, BlackRock unica pretendente con molte incertezze. Epilogo in stile Mps?
Avrebbero dovuto essere almeno cinque, tra fondi e altri soggetti finanziari, a essere interessati a Carige, la banca genovese commissariata dalla Bce all’inizio dell’anno. E, invece, ora rimane in lizza soltanto il colosso del risparmio gestito BlackRock. Esce di scena, stando al Sole 24 Ore che ha riportato la notizia, il fondo americano Varde.
Motivo: non ci sono le condizioni per presentare un’offerta vincolante per la banca ligure.
“Conclusa la due diligence, Varde ritiene che non ci siano i presupposti per presentare un’offerta vincolante per Banca Carige nei tempi previsti”.
Il quotidiano di Confindustria precisa che il fondo non sarebbe riuscito a trovare un’intesa con l’istituto e gli azionisti, in merito alle condizioni dell’offerta. A questo punto, bisognerà vedere “nei prossimi giorni se il passo indietro per il fondo che è attivo in Italia dal 2014 sarà definitivo, come sembra oggi, o se ci saranno novità tali da giustificare un cambio di rotta”.
La palla passa a questo punto a BlackRock che, viene ricordato, è il colosso dell’asset management più grande al mondo, “con oltre 6mila miliardi di dollari in gestione” e che dovrebbe presentare entro il 5 aprile una proposta vincolante”, dopo aver espresso una manifestazione di interesse non vincolante nelle scorse settimane.
Il Sole parla anche della possibilità che il gigante americano chieda un allungamento dei tempi, che però dovrebbe essere concesso dalla Bce. E, sebbene Francoforte abbia concesso la proroga dell’incarico dei tre commissari straordinari che gestiscono ora Carige, ovvero a Fabio Innocenzi, Pietro Modiano e Raffaele Lener fino a fine settembre, non è un mistero l’urgenza ribadita dalla Vigilanza europea, che “da sempre chiede di ‘fare presto’ per mettere in sicurezza la banca in maniera definitiva”.
Il Sole precisa che in teoria BlackRock acquisirebbe Carige attraverso un suo fondo specializzato in “special situations”:
“In linea teorica dovrebbe quindi acquisire la quota di maggioranza della banca, ripulita dagli Npl (che verrebbero acquisiti da Sga) nel quadro dell’aumento di capitale da 630 milioni. Un’operazione da realizzare previo coinvolgimento del Fondo interbancario, a cui verrebbe chiesto di convertire almeno una parte del bond subordinato da 320 milioni”.
Ma anche BlackRock ha un approccio in stile piedi di piombo, se si considerano le dichiarazioni rilasciate dal responsabile per l’Italia, l’executive chairman di BlackRock Italia Andrea Viganò, che ha escluso che la Sgr “possa acquistare direttamente una banca o un private” .
“Come fondi valutiamo centinaia di operazioni sul mercato – ha precisato Viganò – ma non commentiamo le operazioni che stiamo valutando”.
Ad attirare l’interesse per il fondo Usa sarebbero in particolare i 3,5 miliardi di crediti deteriorati e la controllata attiva nel private banking Banca Cesare Ponti, la private bank dell’istituto di credito genovese che in base al piano industriale presentato dai commissari punta a raccogliere in cinque anni 18 miliardi di masse gestite, dopo averne perse il 30% dal 2014 a oggi.
Il timore è che alla fine Carige rimanga senza pretendenti e che si sfili anche BlackRock. In quel caso, diventerebbe più concreta l’ultima opzione prevista per l’istituto, ovvero la ricapitalizzazione precauzionale in stile Mps. Decisivo rimane l’appoggio della famiglia Malacalza, che detiene la maggioranza del capitale, pari al 27,5% del capitale.
Soltanto alla fine di febbraio, Il Sole 24 Ore aveva citato rumor secondo cui sarebbero state ben cinque le manifestazioni di interesse arrivate nel mese precedente, di cui tre da parte di fondi (si parlava della divisione private equity dell’asset manager Usa Blackrock e di Apollo) e due da parte di soggetti bancari (circola il nome del Credito Emiliano)”. Altri fondi interessati citati erano stati Attestor Capital, Varde Partners e Bridgepoint).
In questi mesi, a partire da quel 2 gennaio in cui Carige ha confermato di essere stata posta in amministrazione straordinaria, un punto fermo ribadito più volte è stato il bisogno di trovare un nuovo partner anche se, a un certo punto, il vicepremier Luigi Di Maio aveva anche paventato una possibile nazionalizzazione dell’istituto.
L’ipotesi era stata seccamente smentita dal commissario Pietro Modiano e il ministro dell’economia Giovanni Tria era stato abbastanza chiaro nell’auspicare una soluzione di mercato.