Deutsche Bank paga a Francoforte bilancio e flop trattative Commerzbank. E ora entra in gioco UniCredit?
Deutsche Bank protagonista anche oggi dei mercati: dopo aver annunciato la fine delle trattative su una fusione con Commerzbank, il gigante bancario tedesco ha comunicato i risultati di bilancio relativi al primo trimestre del 2019. Il mercato non la prende bene, penalizzando il titolo che, alla borsa di Francoforte, cede più del 3% attorno a 7,7 euro. E’ la quinta sessione consecutiva di flessione per Deutsche Bank, che riduce il guadagno da inizio anno a +3,7%. Ma in 12 mesi l’azione ha perso più del 35%, così come ha fatto Commerzbank e, così anche come Commerzbank, ha ceduto oltre -80% negli ultimi 10 anni.
La trimestrale mette in evidenza che Deutsche Bank ha riportato utili netti in crescita del 67% su base annua, a 201 milioni di euro, stracciando le stime di 29 milioni.
Tuttavia, a un esame neanche tanto approfondito, si nota come questa sia una delle poche buone notizie che emergono dal bilancio.
In primis, il target sul fatturato dell’intero anno è stato rivisto al ribasso: per la banca non sarà più in lieve rialzo, come atteso in precedenza, ma piatto. Non per niente il colosso ha sofferto il suo nono trimestre consecutivo di calo del giro d’affari.
Non solo: la divisione di investment banking ha concluso il primo trimestre più debole dalla crisi finanziaria.
In generale, l’intero fatturato del gigante tedesco è sceso nel primo trimestre dell’anno del 9%, su base netta, a 6,4 miliardi di euro.
Andando a guardare alle diverse divisioni, il fatturato è cresciuto del 6% nella divisione di transazioni globali, business interno a quello di investment bank che fornisce alle aziende servizi come cash management e trade finance. In calo invece il fatturato delle divisione tramite cui la banca agisce come advisor, fornendo servizi di consulenza alle società in operazioni varie, come M&A o emissioni di azioni e bond.
Giro d’affari giù anche nella unità commerciale e private, che eroga servizi ai clienti retail e alle piccole imprese; e un peggioramento è stato accusato anche nel business dell’asset management.
L’investment bank continua a essere la nota dolente dell’istituto tedesco, se si considera che sono gli stessi azionisti, analisti e banchieri a chiedere un ridimensionamento più radicale dell’unità, sottoposta a continue fasi di ristrutturazione dopo anni di performance deludente che non danno però i risultati sperati.
Il fatturato della divisione Corporate & Investment Bank si è attestato infatti a 3,33 miliardi, giù del 13%. La stessa divisione, che incide per più del 50% sul fatturato di Deutsche Bank, ha riportato nel primo trimestre dell’anno una perdita di 88 milioni di euro, a causa dei costi che rimangono ostinatamente elevati.
Così Christian Sewing, l’amministratore delegato di Deutsche Bank, ha commentato i risultati di bilancio:
“I nostri risultati confermano la forza del nostro franchise e i nostri continui progressi nel rendere esecutivi i nostri piani in un contesto di mercato che si presenta denso di sfide”.
Ma l’incognita sul futuro di Deutsche Bank è notevole, soprattutto ora che non ci sarà nessun matrimonio con Commerzbank.
A questo punto la domanda è: ora che la strada è praticamente libera e i negoziati tra i due colossi tedeschi si sono ufficialmente conclusi, cosa deciderà di fare UniCredit?
Indiscrezioni sul rinnovato interesse della banca italiana verso la tedesca Commerzbank sono emerse all’inizio di aprile con un articolo del Financial Times, che aveva chiamato in causa HypoVereinsbank, la sussidiaria tedesca di UniCredit.
L’articolo scriveva come l’istituto guidato dal ceo Jean-Pierre Mustier fosse pronto a presentare un’offerta alla tedesca Commerzbank, nel caso in cui le trattative in corso tra quest’ultima e Deutsche Bank non fossero andate a buon fine.
Così è andata.
L’FT aveva segnalato l’intenzione di UniCredit di puntare ad acquisire una partecipazione rilevante in Commerzbank, che poi convolerebbe a nozze con HypoVereinsbank. Tutto, governo tedesco permettendo.
L’entità risultante dalla fusione avrebbe sede in Germania, mentre i quartieri generali di UniCredit rimarrebbero in Italia, così come il titolo della banca capitanata da Jean-Pierre Mustier continuerebbe a essere scambiato a Piazza Affari. Dal canto suo Commerzbank continuerebbe a essere quotata alla borsa di Francoforte.
Il punto, però, aveva avvertito l’FT, è il seguente: è difficile, se non impossibile, che uno scenario UniCredit-Commerzbank possa concretizzarsi senza il benestare di Berlino, che è il principale azionista di Commerzbank, con una partecipazione pari al 15%.
Ma perché Jean-Pierre Mustier avrebbe deciso di riprovarci, dopo il nulla di fatto del 2017? All’epoca – aveva ricordato l’FT- UniCredit non presentò alcuna offerta, in parte a causa dell’opposizione dei politici tedeschi, contrari a operazioni di M&A transazionali. C’è da dire anche che, due anni fa, l’istituto italiano era impegnato a portare avanti un importante piano di risanamento.
Il rinnovato interesse su Commerzbank è stato spiegato dal quotidiano britannico con la speranza di UniCredit che Berlino possa chiudere un occhio ed essere più morbida, visto che la banca italiana, ha affermato una fonte, “è già in gioco”, e dal momento che il suo interesse nei confronti dell’istituto tedesco “non si è mai spento”, stando a quanto detto da un’altra fonte di un’importante autorità di supervisione bancaria europea.
Ancora, un advisor di UniCredit ha sottolineato che, da un punto di vista commerciale, un’alleanza tra Commezbbank e Hypovereinsbank avrebbe senso, visto che i due istituti hanno “business complementari”. In particolare, le 447 filiali di Hypovereinsbank sono situate prevalentemente in Bavieria e nel Baden-Württemberg, mentre le 1000 filiali di Commerzbank sono diffuse in tutto il territorio tedesco.