Notizie Notizie Mondo Pil Usa sorprende in positivo, +3,2% in primo trimestre. Ma l’economia americana non è così forte come sembra

Pil Usa sorprende in positivo, +3,2% in primo trimestre. Ma l’economia americana non è così forte come sembra

26 Aprile 2019 15:26

Nel primo trimestre dell’anno l’economia degli Stati Uniti si è confermata, in apparenza, molto solida. La crescita del Pil nel periodo compreso tra gennaio e marzo è stata, infatti, pari a +3,2% su base annua, ben al di sopra del +2,3% atteso dagli analisti intervistati da Marketwatch e rispetto al +2,2% dell’ultimo trimestre del 2018.

Tuttavia, l’inflazione ha moderato lievemente il passo. Apporti positivi sono arrivati dalle spese federali, così come anche dalle spese statali. In particolare, la componente delle spese governative federali e locali è balzata del 3,9%, dopo la flessione del trimestre precedente, pari a -1,3%. Il rialzo è stato il più forte in tre anni.

A sostenere l’economia sono stati anche il commercio e l’accumulazione delle scorte. Questi ultimi due sono tuttavia fattori volatili, che potrebbero invertire il trend nel trimestre attuale. C’è da dire inoltre che la crescita delle spese dei consumatori americani è rallentata dal 2,5% del quarto trimestre del 2018 al ritmo di appena +1,2%, e che le spese delle aziende sulle attrezzature sono avanzate di appena lo 0,2%, al minimo dall’autunno del 2016.

In generale, gli investimenti fissi delle aziende sono rallentati crescendo di appena +2,7%, la metà praticamente rispetto al +5,4% del trimestre precedente.

L’economista Joseph A. LaVorgna, collaboratore anche per CNBC, commenta il dato su Twitter, facendo notare che l’inflazione core ha messo a segno un rialzo di appena +1,3% nel corso dell’ultimo trimestre, e che le pressioni inflazionistiche continuano a indebolirsi.

Di conseguenza, “la Fed dovrà prendere in considerazione questo fattore nel caso in cui la domanda dovesse rallentare a causa di quelle strette monetarie relativamente aggressive” che Jerome Powell & Co. hanno avviato, prima di decidere di fare una pausa.

Il Guardian ricorda dal canto suo un particolare che spesso viene dimenticato. La crescita del 3,2% è una crescita annualizzata che significa un rialzo su base trimestrale dello 0,8%.

Si tratta comunque di un trend migliore rispetto a quello degli altri paesi, anche se molti nella platea degli analisti e degli economisti mettono in evidenza la nota spinosa dei consumi, e il fatto che la domanda privata finale abbia segnato l’espansione più bassa dal 2013.  Il trend viene puntualizzato da Ben Casselman del New York Times.

Occhio inoltre al fattore su citato delle scorte, che sono aumentate nel primo trimestre a $128,4 miliardi, dai $96,8 miliardi del trimestre precedente. La bilancia commerciale ha inciso inoltre sulla crescita del Pil per più dell’1%, con le esportazioni che sono balzate del 3,7% e le importazioni hanno segnato invece un calo allo stesso ritmo: una combinazione che si è tradotta in un deficit inferiore.

Occhio alla nota sul dato diramata dagli analisti di Mps Capital Services:

“Tuttavia, se analizziamo il contributo di ogni singola voce alla crescita del PIL, il dato evidenzia qualche ombra sulla performance dell’economia statunitense. In effetti, circa i 2/3 della crescita è riconducibile all’aumento della spesa governativa, delle scorte e delle esportazioni nette. Nello specifico, quest’ultime due voci sono particolarmente volatili e potrebbero quindi ripercuotersi negativamente nella lettura dei prossimi trimestri. I consumi hanno invece contribuito alla crescita per poco meno dell’1%, la variazione peggiore dallo scorso anno”.

A conferma della necessità di leggere in modo più approfondito l’indicatore è il fatto che, come riportano gli analisti di Mps Capital Services “subito dopo la pubblicazione del dato, abbiamo assistito ad un significativo apprezzamento del dollaro ed a vendite su Treasury visto il dato migliore delle attese. Gli operatori hanno poi letto con più lucidità il dato, invertendo il movimento sia sul dollaro che sui bond”.