Bitcoin in recupero dopo sberla inflazione Usa. ‘Correlato con il Nasdaq, ma non sempre’
Giornata debole per le crypto, che pagano la loro correlazione con il trend dell’azionario, colpito dalle vendite dopo la pubblicazione del dato relativo all’inflazione degli Stati Uniti.
Stando a quanto riporta il sito Coindesk, il Bitcoin è riuscito comunque a riconquistare la soglia di 43.500 dollari dopo essere sceso fino a $42.900 all’inizio delle contrattazioni delle borse asiatiche. Da monitorare la resistenza a $45.500.
Per qualcuno il Bitcoin potrebbe ritrovare la vena bullish nel mese di febbraio, anche se esposto alle vendite nei momenti di risk off.
Anzi, la società di investimenti di Singapore QCP Capital ritiene che non sempre la correlazione tra le criptovalute e l’azionario sia presente:
“Alla fine della scorsa settimana i prezzi delle crypto sono saliti anche se il Nasdaq scendeva. Questo non significa che il trend delle criptovalute si sia disconnesso da quello del Nasdaq. Piuttosto, indica che esiste una domanda mirata e tangibile per l’asset (crypto)”.
Nel mese di gennaio, l’indice dei prezzi al consumo degli Stati Uniti è salito a +7,5% a/a a gennaio (consensus era +7,2%), sui nuovi top a 40 anni, dopo il +7% di dicembre. Su base mensile, l’indice dei prezzi al consumo è salito al ritmo dello 0,6%, così come a dicembre, più del +0,5% stimato.
L’inflazione core ha accelerato anch’essa il passo, con un rialzo del 6%, dopo il +5,5% precedente e oltre il +5,9% atteso dal consensus. Su base mensile, il trend della componente core è stato di un aumento del lo 0,6%, come a dicembre, ma oltre il +0,5% atteso.
Nel mese di gennaio, l’inflazione misurata dall’indice dei prezzi al consumo è volata negli Stati Uniti del 7,5%, più delle attese, che erano per un aumento del 7,3%. Su base mensile, l’indice dei prezzi al consumo degli States è salito al ritmo dello 0,6%, così come a dicembre, ma più del +0,5% stimato.
Immediata la reazione della borsa Usa, che ha scontato le prospettive di una Fed ancora più hawkish e, di conseguenza, il balzo dei tassi sui Treasuries, con quelli decennali che hanno superato la soglia del 2% per la prima volta dal 2019, salendo fino al 2,05%. Male soprattutto il Nasdaq, scivolato del 2,1% a 14.185,64.