News Notizie Indici e quotazioni Trump manda in tilt anche Wall Street, futures Dow Jones -474 punti, Nasdaq -2,1%

Trump manda in tilt anche Wall Street, futures Dow Jones -474 punti, Nasdaq -2,1%

6 Maggio 2019 13:43

I futures sui principali indici azionari di Wall Street confermano l’avversione al rischio che oggi domina sui mercati finanziari. Motivo: i tweet del presidente americano Donald Trump, che hanno allontanato la speranza di un accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina.

Si parla di Big Trump sell off, ovvero del grande sell off scatenato da Donald Trump.

Lo stesso presidente che aveva alimentato nei giorni scorsi le speranze su un imminente accordo con la Cina per porre fine alla guerra commerciale contro la Cina, o almeno sventarne l’escalation, è tornato via Twitter a minacciare Pechino, avvertendo che già da venerdì prossimo l’amministrazione americana potrebbe alzare i dazi doganali su $200 miliardi di beni cinesi dal 10% al 25%, e aggiungendo che “a breve” altri beni che la Cina esporta saranno tassati anch’essi al 25%.

“Sono dieci mesi che la Cina paga agli Stati Uniti dazi pari al 25% su 50 miliardi di dollari di prodotti hi-tech e del 10% su $200 miliardi di altri prodotti. Queste tariffe sono in gran parte responsabili dei nostri grandi risultati economici. Venerdì le tariffe del 10% saliranno al 25%…325 miliardi di dollari..di altri beni esportati dalla Cina verso gli Stati Uniti rimangono non tassati e i dazi pagati agli Stati Uniti hanno avuto un lieve impatto sui costi di produzione, che sono principalmente a carico della Cina. (I negoziati per un) accordo commerciale con la Cina continuano, ma troppo lentamente, visto il loro tentativo di rinegoziare. No!”, si legge nei due tweet di Trump.

La conseguenza è che, quando mancano ancora quasi due ore all’inizio della giornata di contrattazioni a Wall Street, i futures sul Dow Jones capitolano di 474 punti, i futures sul Nasdaq cedono il 2,1%, i futures sullo S&P 500 arretrano dell’1,8%.

I sell off hanno colpito nelle ore precedenti soprattutto l’azionario cinese, con l’indice Shanghai Composite che è crollato del 5,6%, soffrendo la perdita in una sessione più forte dal -6,4% del febbraio del 2016; l’indice Shenzhen delle società a capitalizzazione minore è scivolato fino a -7,4%, al record anche in questo caso dal febbraio del 2016, mentre Hong Kong ha ceduto nel finale il 2,8%.