Notizie Notizie Italia Torna la febbre da spread, Salvini alza i toni in vista elezioni Ue

Torna la febbre da spread, Salvini alza i toni in vista elezioni Ue

15 Maggio 2019 09:50

E’ di nuovo febbre da spread sui mercati con il differenziale da Btp che si avvicina pericolosamente alla soglia dei 300 pb. Questa mattina lo spread in avvio si è spinto fino a 288 pb, sui massimi a 5 mesi, dando seguito all’allargamento della vigilia dettato dalle parole di sfida sul fronte conti pubblici del vice premier Matteo Salvini. Il rendimento del Btp decennale è salito fino al 2,79%.

Le parole di Salvini spaventano il mercato
Il leader della Lega ieri ha alzato i toni dicendo che l’Italia è pronta a infrangere, se servirà, i vincoli di bilancio dell’Ue portando il deficit oltre il limite del 3% e debito fino al 140% del PIL. “Fino a che la disoccupazione non sarà dimezzata in Italia, fino a che non arriveremo al 5%, spenderemo tutto quello che dovremo spendere”, ha detto Salvini a Verona all’inaugurazione della nuova sede della Cdp.

Più caute le parole dell’altro vice premier, Luigi Di Maio, che conferma l’allargarsi delle distanze con le posizioni dell’alleato leghista. “Mi sembra irresponsabile fare aumentare lo spread come sta accadendo in queste ore parlando di sforamento del rapporto debito-Pil, che è ancora più preoccupante dello sforamento del rapporto deficit-Pil”, ha detto il leader pentastellato.

“”Ieri la vicenda Salvini ha impedito allo spread di beneficiare del sentiment positivo – argomenta Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr – . Se la campagna elettorale per le europee continuerà a toccare questi temi, gli asset italiani avranno un ostacolo in più“.

Gli analisti temono che con l’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale i toni eccessivi spingano lo spread oltre la soglia dei 300 pb, sui livelli ‘caldi’ dello scorso autunno. Il 18 ottobre, nel pieno del braccio di ferro tra Italia e Ue sui conti pubblici, lo spread aveva toccato un picco a 326 pb.

Intanto rimangono tesi i rapporti tra Lega e M5S e anche all’interno dell’esecutivo c’è chi teme una crisi. Giancarlo Giorgetti, sottosegretario leghista a Palazzo Chigi, per la prima volta evoca il rischio della rottura: “se la litigiosità resta a questi livelli anche oltre il 26 maggio non si può andare avanti”. Giorgetti non esclude la possibilità di elezioni politiche a settembre.