Investimenti, puntare sui metalli: asset strategico della transizione green
Per la transizione green, e anche nell’ottica della crisi geopolitica che si sta vivendo a est, i metalli avranno un ruolo sempre più strategico e importante. Ad approfondire il tema, molto interessante per gli investitori, è un’analisi di NS PARTNERS.
La prossima decade sarà decisiva per la transizione energetica e al COP26 dello scorso novembre le principali economie mondiali hanno rinnovato il proprio impegno a raggiungere lo “zero netto”. Ma un punto su cui porre l’attenzione è che tale transizione richiederà una vasta quantità di alcuni metalli strategici, che resteranno indispensabili per il futuro. Tra gli altri, il rame sarà quello maggiormente utilizzato in diversi ambiti, dal settore automobilistico per gli Electric Vehicles (EV) alle tecnologie per le energie pulite, con focus su quella solare ed eolica.
Secondo alcuni analisti, la produzione globale di rame dovrebbe passare da 20 a 25 milioni di tonnellate già entro il 2025 e al momento le estrazioni avvengono soprattutto in Cile, Perù, Cina, Repubblica Democratica del Congo e Stati Uniti. Anche lo zinco sarà ancora più importante in futuro, poiché verrà utilizzato soprattutto nei sistemi di stoccaggio dell’energia, dato che presenta costi contenuti e può essere riciclabile al 100%. Inoltre, le turbine eoliche e i pannelli solari vengono costruiti con l’acciaio rivestito da zinco, ottenuto attraverso un processo di galvanizzazione. Stando alle ultime rilevazioni del 2020, lo zinco viene prodotto soprattutto in Cina, Australia e Perù.
Per ultimo, invece, bisogna citare le terre rare. Con questo termine si identifica un gruppo di 17 elementi della tavola periodica che verranno maggiormente utilizzati per varie parti di veicoli elettrici e ibridi, condizionatori d’aria, generatori di energia eolica e dispositivi elettronici portatili. E in questo caso, si osservi, la Cina sta già assumendo un ruolo dominante: stando ad un report della Casa Bianca, si stima che attualmente essa estragga circa il 55% delle terre rare e che controlli circa il 95% dei processi di raffinazione. A fine 2021, inoltre, in Cina è stata approvata la creazione del più grande gruppo di estrazione mondiale, ovvero China Rare Earth Group, risultante dalla fusione di tre entità: China Minmetals, Aluminum Corp. of China, e Ganzhou Rare Earth Group. Pertanto, all’interno del paniere di titoli che abbiamo identificato per il tema delle Clean Energy, abbiamo ritenuto opportuno inserire anche una piccola parte di aziende di mining. Esse, da un lato, presentano delle valutazioni di mercato più interessanti rispetto al comparto azionario globale ma, dall’altro, si raccomanda la selezione di player profittevoli. Il gruppo anglo-australiano Rio Tinto, ad esempio, a metà 2021 aveva distribuito agli azionisti ben $9,1 miliardi di dividendi a fronte di profitti record e aveva preannunciato nuovi progetti per la produzione di materiali usati per la green energy.
Insomma, il quadro è alquanto articolato, ma già da oggi si può capire in maniera chiara su quali elementi puntare per pianificare al meglio gli investimenti da qui ai prossimi decenni.