Green bond: boom di emissioni anche in Italia. Capifila Enel, Snam, Ferrovie dello Stato ed Erg
Supera la quota di 420 miliardi di euro il mercato dei green bond a livello globale e nel primo trimestre del 2019 arriva a chiudere con il 42% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con la prospettiva di terminare l’anno a quota 500 miliardi di euro. Questi i numeri snocciolati da NN IP secondo cui il successo dei green bond riguarda innanzitutto l’Europa (che ha una quota del 61% a livello globale).
In Italia boom di emissioni di green bond
In vetta ai paesi europei troviamo l’Italia con una quota del 2,6% e i cui capifila sono importanti società quotate quali Enel, Snam, Ferrovie dello Stato ed Erg, che ricorrono a questo strumento per finanziare nuovi o esistenti progetti con impatti misurabili sull’ambiente. Anche gli Stati guardano sempre più alle obbligazioni verdi e nei giorni scorsi, il governo olandese – in scia a quelli di Francia, Polonia e Belgio – ha emesso il primo titolo governativo verde con rating AAA, registrando 6 miliardi di euro di richiesta a fronte di domande di acquisto per 21 miliardi.
Opportunità sì ma occhio ai rischi per gli investitori
Ma a parte la crescita esponenziale del mercato dei green bond quindi alle opportunità viste dagli investitori è bene prestare attenzione anche ai rischi connessi. Dietro il forte boom di emissioni di green bond, per continuare a coniugare performance e sostenibilità, è necessario che gli investitori si dotino di strumenti idonei alla selezione degli emittenti. Come suggeriscono gli esperti di NN IP, occorre un approccio rigoroso che includenecessariamente uno screening dei progetti finanziati e una valutazione accurata della visione strategica di lungo termine dell’emittente in chiave ambientale, anche ricorrendo a pareri terzi e a studi super partes.
Nel selezionare un green bond, l’industria fa riferimento ai parametri individuati dai Green Bond Principles (tipologia di progetti finanziabili, gestione dei profitti e reportistica) e alle linee guida della Climate Bonds Initiative, che offrono più chiarezza su come ogni tipo di progetto sia conforme a un aumento di temperatura massimo di 2 gradi entro il 2100, come previsto dall’Accordo di Parigi del 2015.