Pir inchiodati: l’alternativa si chiama Eltif, con un carico da 7/8 mld per le Pmi
Per i Piani individuali di risparmio (Pir) il 2019 non è partito sotto i migliori auspici. Anzi, un numero rende più chiaro quanto il quadro si sia indebolito per gli strumenti lanciati nel 2017: nei primi tre mesi dell’anno, secondo i dati pubblicati la settimana scorsa da Assogestioni, la raccolta netta è stata negativa per 2,2 milioni di euro. Non è però una sorpresa: una decisa frenata si era registrata nel quarto trimestre dello scorso anno quando la raccolta è stata positiva per soli 162,7 milioni. Ed è ancora più evidente quanto l’entusiasmo tra gli investitori si sia via via spento se si fa passo indietro e si guardano i dati degli anni passati: dopo la raccolta record del 2017 nell’anno del debutto per quasi 11 miliardi, il 2018 si è chiuso a 4 miliardi circa.
I motivi dello stop? “Da gennaio 2019 le sottoscrizioni dei nuovi Pir si sono arrestate a seguito delle modifiche alla normativa introdotte con l’ultima legge di bilancio, e le SGR non hanno istituito nuovi fondi”, sottolinea Luigi De Bellis, co-responsabile research team di Equita nell’ultimo Pir monitor diffuso ieri. Proprio dopo le modifiche alla normativa, anche la sim milanese ha tagliato le stime di raccolta netta per il 2019, portandole da 2,7 miliardi a zero. “I nuovi vincoli introdotti sono troppo restrittivi – spiega De Bellis -, e non vediamo spazio per la crescita dei nuovi Pir a meno che non vengano apportate modifiche alla legge”.
Eltif, per gli esperti è l’alternativa
L’alternativa a cui guardano gli esperti si chiama Eltif (European Long Term Investment Funds) fondi chiusi, che investono almeno il 70% del patrimonio in strumenti finanziari (non solo azioni) emessi da Pmi. Equita li definisce “un importante veicolo per supportare le piccole e medie imprese italiane” e ricorda che lo scorso 15 maggio è stato presentato in Parlamento un emendamento al Decreto Crescita che prevede incentivi fiscali per i sottoscrittori degli Eltif. Nel dettaglio, per Equita la struttura chiusa prevista da questi strumenti rappresenta una soluzione efficace per tre ragioni: convogliare capitali verso investimenti a lungo termine nell`economia reale, in particolare a supporto delle piccole e medie imprese, che spesso incontrano difficoltà a reperire risorse finanziarie e rappresentano la spina dorsale dell’economia italiana; stimolare la comparsa di nuovi fondi specializzati nelle Pmi italiane e a migliorare la liquidità del mercato soprattutto con riferimento alle small-mid cap”.
Secondo le previsioni di Equita, gli Eltif potrebbero raggiungere 7-8 miliardi di euro di masse gestite in 5-7 anni, coerentemente con quanto raggiunto dai Venture Capital Trust in UK (7,7 miliardi di sterline a fine 2018) sulle sole persone fisiche. Stime che la sim definisce conservative “in quanto non tengono in considerazione il potenziale upside dal canale delle persone giuridiche”.
Altri guardano agli Eltif. “L’unica soluzione per realizzare un prodotto idoneo a soddisfare le nuove disposizioni è il fondo chiuso non riservato, probabilmente nella innovativa versione denominata Eltif”, commenta Marco Rosati, amministratore delegato di Zenit Sgr. “In Zenit Sgr gli studi di fattibilità̀ sono stati realizzati e si potrebbe procedere al lancio di un innovativo Eltif PIR in tempi rapidi. Anche se nel prossimo futuro difficilmente sarà̀ possibile offrire una soluzione dal momento che non vi sono aziende con i requisiti richiesti sulle quali investire, salvo una improbabile esplosione di nuove quotazioni sull’Aim e la nascita di fondi di Venture Capital con le caratteristiche richieste”.