Notizie Notizie Mondo Rally del petrolio dopo rassicurazioni Arabia, ma il mercato lotta contro l’orso. Oro a massimi in due mesi

Rally del petrolio dopo rassicurazioni Arabia, ma il mercato lotta contro l’orso. Oro a massimi in due mesi

3 Giugno 2019 15:25

Scatto al rialzo per i prezzi del petrolio, che lottano per uscire dal mercato orso, in cui sono scivolati a causa delle forti perdite delle ultime sessioni.

Le quotazioni del Brent sono scivolate di oltre -3% lo scorso venerdì, riportando nel mese di maggio la flessione più forte, su base mensile, in sei mesi, per poi scendere di oltre -1% nelle prime battute della sessione odierna. L’inversione di rotta in territorio positivo è arrivata poi con le rassicurazioni dell’Arabia Saudita, che ha confermato che l’Opec continuerà ad agire per garantire che l’offerta globale non torni in una condizione di surplus.

“Faremo quanto necessario per sostenere la stabilità del mercato al di là di giugno. Per quanto mi riguarda, ciò significa far scendere le scorte dai livelli che sono al momento elevati”, ha detto il ministro dell’Energia Khalid al-Fali, stando a quanto riportato dal quotidiano controllato dal Regno saudita.

Alle 15,40 circa ora italiana i prezzi del petrolio WTI scambiati sul Nymex salgono dell’1,66% a quota $54,39 al barile, mentre il Brent avanza dello 0,94%, a $62,57.

Intervistato dalla Cnbc Abhishek Kumar, responsabile della divisione di analisi presso Interfax Energy a Londra, ha sottolineato che “la decisione dell’Arabia Saudita di continuare a impegnarsi per tagliare la produzione ha dato un sostegno ai prezzi”.

Tuttavia, “l’escalation della guerra commerciale tra gli Stati Uniti da una parte, e la Cina, l’Unione europea e il Messico dall’altra potrebbero limitare i guadagni in vista della riunione del cartello”, prevista per la fine di giugno. Detto questo i dubbi sulla crescita dell’economia globale, con alcuni analisti – tra cui quelli di Morgan Stanley – che paventano una recessione nel caso di escalation della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina – potrebbero tornare ad affossare le quotazioni del petrolio che, con il tonfo del 3% della seduta di venerdì – sono scivolate a un valore inferiore del 20% rispetto ai record testati ad aprile.

Così Michael Hewson, responsabile dei mercati presso CMC Markets UK, riferendosi all’avversione al rischio presente sui mercati:

“Per la maggior parte di quest’anno l’ipotesi era stata che, nonostante il gran rumore intorno all’imposizione delle tariffe, queste non sarebbero durate così a lungo e che qualsiasi danno avrebbe potuto essere facilmente mitigato. Ora sembra che le tariffe probabilmente dureranno molto più a lungo e saranno più vaste di quanto si pensasse inizialmente e gli investitori sembrano essersi lentamente accorti di questo. Non dimentichiamo che il presidente degli Stati Uniti ha ancora l’opzione in riserva per aggiungere le tariffe ai restanti 325 miliardi di dollari di importazioni cinesi, e non ha ancora preso in considerazione l’UE, e questo è probabile che tenga gli investitori sulla difensiva mentre entriamo nell’ultimo mese del secondo trimestre”.

Mithun Fernando, analista della divisione di investimenti presso Rivkin Securities, in una nota diramata nella giornata di oggi, conferma:

“I prezzi del petrolio sono scesi sulla scia delle nuove preoccupazioni sul commercio scatenate dalla decisione di Donald Trump di alimentare le tensioni globali minacciando di imporre i dazi sui prodotti sul Messico, che è uno dei principali partner commerciali degli Stati Uniti e un importante fornitore di petrolio crude”.

Dal canto suo Edward Moya, analista di mercato senior presso la società di brokeraggio sui futures OANDA a New York, ha fatto notare che lo scivolone che i prezzi del petrolio hanno sofferto il mese scorso, superiore a -10%, ha certificato “la peggiore performance avvenuta nel mese di maggio in sette anni”.

Focus anche sui prezzi del rame, che sono scesi a $5.801, al valore più basso dall’inizio di gennaio, ovvero in cinque mesi. 

“I trader stanno prezzando sempre di più una guerra commerciale prolungata che finisca con il colpire l’economia globale”, ha commentato, intervistato dalla Cnbc, Jasper Lawler, responsabile della divisione di ricerca nel gruppo di brokeraggio sui futures di London Capital Group.

A conferma della cautela presente sul mercato – nonostante il balzo dei prezzi del petrolio delle ultime ore, che potrebbe avere un significato soltanto episodico – i prezzi dell’oro sono balzati al record in più di due mesi, con il contratto spot sul bene rifugio numero uno al mondo salito dell’1%, fino a $1.317,6 l’oncia, al massimo dalla fine di marzo.