Notizie Notizie Mondo Non è tempo di strette monetarie. Bce, Draghi non esclude taglio tassi e l’euro frena subito la corsa

Non è tempo di strette monetarie. Bce, Draghi non esclude taglio tassi e l’euro frena subito la corsa

6 Giugno 2019 15:49

Altro che rialzo dei tassi. Così come altre banche centrali di tutto il mondo stanno facendo, anche la Bce di Mario Draghi starebbe considerando l’opzione di tagliare i tassi di interesse. Non è insomma questo il momento di varare manovre restrittive, viste le minacce che assillano l’economia non solo dell’Eurozona, ma di tutto il mondo. Minacce che si sostanziano nelle difficoltà dei mercati emergenti e nella guerra dei dazi doganali combattuta tra gli Stati Uniti da una parte, e la Cina, il Messico e il resto del mondo dall’altra. Nella conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi, che sono stati lasciati invariati, Draghi ha comunicato che “diversi esponenti del Consiglio direttivo hanno considerato l’opzione di un ulteriore taglio dei tassi dell’Eurozona.

Oggi la Bce ha confermato per l’ennesima volta ai livelli attuali, pari ai minimi di sempre, dei tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale, rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,40%.

La decisione di lasciare fermi i tassi, ha precisato Draghi, è stata presa all’unanimità, ma la banca centrale è pronta a intervenire in qualsiasi momento, per fare in modo che quell’obiettivo apparentemente da Mission Impossible – un tasso di inflazione lievemente al di sotto del 2% – venga centrato.

“Siamo pronti ad agire in caso di situazioni avverse e ad aggiustare tutti i nostri strumenti”, ha confermato il timoniere della Bce, indicando che i rischi sull’economia dell’Eurozona restano orientati verso il basso e che i “dati recenti indicano che le difficoltà globali stanno pesanso sull’outlook” del blocco.

In realtà, lo staff della Bce ha rivisto al rialzo sia l’outlook sulla crescita del Pil che quello sulla crescita dell’inflazione relativi al 2019. Per il 2019, l’outlook sulla crescita del Pil dell’area euro è stato alzato al +1,2% da precedente +1,1%, mentre le stime sull’inflazione sono state portate a +1,3%, rispetto al precedente +1,2% stimato.

Le previsioni formulate per il 2020 sono state riviste tuttavia al ribasso. Le stime sulla crescita del Pil sono state abbassate infatti da +1,6% al +1,4% precedentemente stimato, mentre il tasso di inflazione è stato tagliato dall’1,5% all’1,4%.

In questa situazione, Draghi ha reiterato quanto emerso dal comunicato, ovvero che i tassi rimarranno invariati almeno fino a prima metà 2020 e fino a quando sarà necessario. In precedenza, l’istituto aveva detto invece di prevedere che il costo del denaro sarebbe rimasto ai livelli attuali fino alla fine del 2019.

L’euro ha reagito prima con un forte rally che lo ha riavvicinato a quota $1,13, per poi ridurre i guadagni e attestarsi attorno a $1,1257.

Nei minuti precedenti, l’euro aveva superato la media mobile degli ultimi 100 giorni, fino a $1,12724.

In realtà, la moneta unica ha poche ragioni di puntare verso l’alto, a causa della politica monetaria della Bce, che rimane decisamente accomodante e che ora non esclude neanche un taglio dei tassi.

Oggi sono stati resi noti anche i dettagli delle operazioni di TLTRO III, la nuova serie di operazioni di rifinanziamento a più lungo termine trimestrali: il Consiglio direttivo Bce ha deciso che per ciascuna operazione sarà fissato un tasso di interesse superiore di 10 punti base rispetto al tasso medio applicato alle operazioni di rifinanziamento principali dell’Eurosistema per la durata della rispettiva Tltro.

Concedendo prestiti netti idonei superiori a un valore di riferimento, le banche beneficeranno di un tasso di interesse inferiore, che potrà essere ridotto fino a raggiungere un livello pari al tasso medio applicato ai depositi presso la banca centrale per la durata dell’operazione con l’aggiunta di 10 punti base.

Ma le banche non ringraziano Draghi, in quanto la prospettiva di tassi di interesse, già a livelli sottoterra, destinati probabilmente a scendere anche oltre mina ulteriormente il miglioramento dell’outlook, in un contesto già poco favorevole in termini di redditività al settore.