Confindustria, Csc: ‘vero rischio per Italia è 2020. Rispetto target Ue implica manovra di almeno 32 mld’ (Askanews)
Il “vero rischio”, per l’Italia, è per il 2020. E’ quanto afferma il Centro studi di Confindustria in un colloquio con Askanews, analizzando la situazione in cui versano i conti pubblici italiani, alla luce delle raccomandazioni al Consiglio europeo da parte della Commissione europea, che ritiene l’avvio di una procedura di infrazione per debito eccessivo giustificata. Giustificata, viene ricordato, a causa della violazione della regola del debito nel 2018 e per gli elevati rischi di violazione nel 2019 e 2020.
Il Csc afferma che “se si vogliono rispettare alla lettera i target europei, con un deficit-Pil all’1,7-1,8%, sarà necessaria una manovra almeno da 32 miliardi, considerando che le sole clausole di salvaguardia dell’Iva valgono 23 miliardi”.
Se le clausole di salvaguardia venissero finanziate in deficit, secondo le previsioni del Centro Studi Confindustria di fine marzo e quelle della Commissione europea di maggio, il deficit schizzerebbe al 3,5 per cento del Pil.
“È impossibile – rileva il Csc in uno studio riportato dall’agenzia di stampa Askanews- far fronte nel breve periodo ai tanti obiettivi del governo: non aumentare l’Iva, non tassare i patrimoni, sostenere le fasce deboli, tagliare massicciamente le aliquote fiscali sui redditi delle persone fisiche (flat tax). Occorre invece impostare un piano credibile di medio periodo per rassicurare gli investitori, ridurre il debito e non soffocare la crescita. Nel medio periodo si possono creare gli spazi per alcune riforme se si avvia una vera revisione della spesa, fatta non solo di tagli ma di riforme dei meccanismi di formazione della spesa pubblica. La spesa pubblica aggredibile, cioè quella che potrebbe essere sottoposta a revisione, ammonta a circa 290 miliardi di euro, dagli 850 miliardi di euro di spesa totale”.
Secondo il Csc, insomma, “è tempo di avviare una nuova spending review, che inizi oggi e finisca con la legislatura, estesa anche agli enti territoriali”. Ad oggi, infatti, “non è stata intrapresa alcuna iniziativa”. Anzi, “contrariamente agli anni precedenti, non è stato ancora avviato il processo di revisione della spesa interno al ciclo di programmazione di bilancio, quello attualmente previsto dalla Legge di contabilità e finanza pubblica, e ciò impedisce il pieno coinvolgimento delle amministrazioni nella razionalizzazione della spesa”.