Vegagest è ora Sagitta: in rampa di lancio fondi su Npl, Utp e credito
Vegagest volta pagina con Sagitta Sgr. Con il cambio di nome si consuma l’ultimo passaggio del processo di ristrutturazione della Sgr che, dopo l’acquisizione da parte di Europa Investimenti, a sua volta detenuta al 100% dal gruppo britannico Arrow Global, ha portato avanti un importante percorso di riposizionamento ponendosi come piattaforma di asset management, con un focus ben preciso sul settore degli attivi alternativi illiquidi e distressed quali Npl (Non performing loan) e Utp (Unlikely to Pay), sia riferiti al settore immobiliare che corporate.
Un nuovo nome, un nuovo inizio
Un nuovo nome che richiama immediatamente quello della capogruppo, ed esprime la voglia di rinnovamento della società. Sagitta è infatti il termine latino per indicare il nome freccia, e freccia in inglese si traduce ‘arrow” che rimanda ad Arrow Global. “Sagitta racchiude questa terminologia”, spiega Claudio Nardone, amministratore delegato di Sagitta Sgr, a Borse.it. La nuova denominazione sancisce la conclusione di una storia complessa e l’avvio di un nuovo corso, in cui la società darà il via a una nuova fase di sviluppo sfruttando il capitale umano e finanziario del Gruppo Arrow Global, società quotata al London Stock Exchange con una capitalizzazione di mercato di oltre 300 milioni di sterline, a capo di un gruppo attivo negli investimenti in NPLs e nell’asset management e presente in UK, Irlanda, Portogallo, Benelux ed Italia, impiegando circa 2.100 persone delle quali oltre 400 nel nostro Paese.
Sagitta sarà dunque la piattaforma con cui saranno sviluppati nuovi fondi in grado di contemperare le esigenze di una migliore valorizzazione degli attivi delle banche e gli obiettivi degli investitori istituzionali interessati a cogliere le opportunità di investimento nel settore degli attivi alternativi illiquidi.
“Sagitta si pone come nuovo interlocutore nel mondo del risparmio gestito, con l’intento di essere un punto di incontro per gli investitori sul mercato dei Non performing loans (Npl), in cui il nostro gruppo è attivo da anni – spiega il manager -. Sfruttando le competenze che abbiamo in casa, ci rivolgiamo a investitori istituzionali”. Per Nardone, la missione principale è quella di “posizionarsi sul mercato italiano come gestori professionali e specializzati con alte competenze nel mondo dei crediti in sofferenza.
Gettarsi alle spalle un’eredità pesante
“Abbiamo ereditato una situazione certamente complessa, ma con un duro lavoro durato quasi due anni abbiamo cercato di rimettere la barra dritta”, afferma Nardone che ha fatto il suo ingresso in Vegagest alla fine del 2017. “Ho trovato una società in fase di sostanziale liquidazione, ci siamo dovuti rimboccare le maniche per far ripartire la macchina e intervenire sulle problematiche e sui contenziosi da chiudere”, aggiunge il manager che si sofferma in particolare sulla storia legata al fondo Aster. Un fondo, che in passato ha avuto una vita difficile, e oggi è divenuto lo strumento utile a recuperare un progetto unico nel suo genere e di respiro internazionale. “Un fondo che rappresentava uno dei principali problemi della società: lo abbiamo rimesso in piedi e ristrutturato. Siamo intervenuti con nuovo capitale e risolto i contenziosi aperti – dice Nardone -. E di fatto abbiamo riportato in bonis un asset strategico”. Aster è proprietario dell’area a Segrate dove sorgerà la prima vera smart city italiana: Milano4you.
Alla domanda se teme che il mercato possa guardare a Sagitta con sospetto vista l’eredità ‘pesante’ che si porta sulle spalle, Nardone senza esitazione dichiara: “Non temiamo le critiche, se non avessimo risolto i problemi con Vegagest, non avremmo cambiato nome”.
Il fondo che investe in fatture digitali, a breve il lancio
Sul fronte fondi, l’ultimo passo è la partnership con CrescItalia Holding. Le due società si alleano per il lancio di un nuovo fondo di invoice financing specializzato nell’acquisto di fatture commerciali. In primo piano la struttura generale dello Short Term Crescitalia Fund che investirà nell’acquisto di carta commerciale performing delle PMI italiane, aventi ottimi clienti e fatture e/o contratti di fornitura. Il fondo punta a “ottenere rendimenti stabili e soddisfacenti per i sottoscrittori (i prestiti alle PMI hanno ritorni mediamente più elevati della maggior parte delle asset class tradizionali)”. La sgr ha ottenuto lo scorso gennaio l’autorizzazione da Banca d’Italia all’estensione dell’operatività ai fondi che investono in crediti e si prevede che il fondo venga istituito a breve.
Sempre sul fronte prodotti Nardone racconta che sono al lavoro su diversi fondi, come quelli legati agli Utp crediti incagliati e non ancora classificabili come vere e proprie sofferenze. “Un ambito completamente diverso da quello degli Npl e che richiede una gestione specifica, sulla quale nel corso degli anni abbiamo sviluppato un profondo know how – precisa l’a.d. di Sagitta -. Attualmente sono in fase di definizione dei fondi estremamente innovativi che consentiranno agli istituti la sottoscrizione di quote del fondo evitando ulteriori svalutazioni del credito rispetto a quanto iscritto in bilancio e permettendo il de-levereging e de-risking da parte della banca delle posizioni conferite. Contemporaneamente si potrà perseguire l’obiettivo del ritorno in bonis del credito anche in relazione ad una funzione sociale e di sviluppo economico del territorio di competenza, affiancando le banche che partecipano al Fondo Utp“.