Notizie Valute e materie prime Petrolio guarda a G20 e riunione Opec. Ecco i tre possibili fattori rialzisti per il 2019  

Petrolio guarda a G20 e riunione Opec. Ecco i tre possibili fattori rialzisti per il 2019  

28 Giugno 2019 15:49

 

Il clima di attesa che regna sui mercati finanziari in vista del vertice del G20 ad Osaka in Giappone sta contagiando anche le materie prime, che mostrano una certa cautela che si traduce in contenuti. In particolare, gli strategist di Mps Capital Services puntano l’attenzione sul petrolio che, in attesa di sapere se dall’incontro al G20 tra Russia e Arabia verrà fuori qualche indiscrezione, ha consolidato sui massimi. Quando mancano pochi minuti all’avvio di Wall Street, il Wti (riferimento Usa) si mantiene poco sotto i 60 dollari al barile, mentre il Brent (riferimento europeo) viaggia poco sotto la soglia dei 66 dollari.

“Il petrolio greggio è predisposto per il rialzo”. E’ di questo parere Jon Andersson, responsabile commodities di Vontobel Asset Management, secondo il quale all’Opec non resta che una strada, ovvero quella “di estendere i tagli nella prossima riunione del primo luglio (OPEC) e del 2 luglio (OPEC+)“. In un un report dedicato all’oro nero l’esperto spiega che “i tagli alla produzione sono necessari per sostenere ulteriormente il prezzo del petrolio, che ultimamente ha subito pressioni a causa dei nervosismi della recessione globale e dei timori della guerra commerciale. Tuttavia, le aspettative di un approfondimento dei tagli sono fuori luogo”. 

Fino a dove si spingerà l’Opec? La questione è se la domanda di petrolio greggio si indebolirà notevolmente, ad esempio a causa dell’evento di una guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, in quel caso l’Opec potrebbe sentirsi spinta ad aumentare i tagli. “Ciò che è più probabile – afferma Jon Andersson – è che l’Opec si concentrerà sul rispetto delle quote di produzione. Ciò significa che, nella seconda metà dell’anno, l’Iraq e alcuni altri imbroglioni delle quote saranno sottoposti ad una maggiore pressione affinché si conformino pienamente alla normativa nella seconda metà dell’anno”.

Guardando più avanti, ora che all’orizzonte sembra palesarsi una riunione amichevole tra il presidente Usa Trump e quello cinese Xi, i timori di un peggioramento delle relazioni commerciali USA-Cina potrebbero dissiparsi e dare un impulso al prezzo del petrolio che potrebbe raggiungere i precedenti massimi di 75 dollari al barile in un periodo di tempo relativamente breve.

La seconda metà del 2019 potrebbe vedere il rialzo del prezzo del petrolio ancora di più come risultato di tre principali indicatori rialzisti: la risoluzione della controversia commerciale USA-Cina, il regolamento dell’Organizzazione marittima internazionale (IMO) che obbliga le compagnie di navigazione ad utilizzare carburanti di migliore qualità e infine le potenziali interruzioni dell’approvvigionamento in Medio Oriente a causa del peggioramento delle relazioni USA-Iran. E’ tuttavia improbabile che l’Arabia Saudita permetta al prezzo del petrolio di avvicinarsi al livello dei 100 dollari e che aumenti la produzione per mettere un freno ad ulteriori aumenti di prezzo.

 

Il punto tecnico (a cura dell’ufficio studi di Borse)

 

GRAFICO BRENT

Brent: prepara il test chiave di 67,3 dollari. Dopo lo scivolone avviato ad aprile di quest’anno che ha portato il Brent a cedere oltre il 20%, il Brent ha avviato il rimbalzo. Movimento che ha riportato i corsi sulla resistenza statica fondamentale collocata a 67,29 dollari. Qui passa anche la media mobile 200 periodi, livello molto guardato dai gestori. Il superamento di tale livello in chiusura e con volatilità darebbe un segnale importante di recupero di forza con primo target a 70 dollari.