Mediaset: Vivendi vuole un’assemblea al più presto per la revoca del voto maggiorato
Inaspettatamente Vivendi ha inviato a Mediaset una lettera nella quale il gruppo francese “intima di convocare senza ritardo” una nuova assemblea straordinaria degli azionisti di Mediaset per la revoca del voto maggiorato. La richiesta, si legge in una nota del Biscione, è stata fatta da Vivendi (azionista con il 9,61%) “nell’interesse di Mediaset e dei suoi azionisti al fine di revocare le deliberazioni assunte dall’assemblea straordinaria del 18 aprile”.
Quel giorno furono adottate le modifiche allo Statuto sociale per introdurre il meccanismo del voto maggiorato che consente ai soci iscritti in uno speciale registro e titolari delle azioni per almeno due anni di esercitare diritti di voto superiori rispetto al numero di azioni possedute. Deliberazioni che, secondo i francesi, “sarebbero invalide per aver illegittimamente escluso Vivendi dall’esercizio del diritto di voto”. Il Cda di Mediaset verrà convocato, a quanto si apprende, probabilmente entro un paio di settimane per valutare la richiesta.
Una mossa preventiva quella di Vivendi che aveva tempo fino al 30 luglio prossimo per l’impugnazione delle delibere dell’assemblea. E così, dopo circa tre mesi che il gruppo di Vincent Bolloré non aveva contatti con Cologno Monzese, Vivendi è tornato a farsi vivo nella serata di ieri inviando a Mediaset la prima lettera in assoluto direttamente in italiano e firmata dal segretario generale del gruppo francese, Frederic Crepin.
La mossa di Fininvest contro Vivendi
Lo scorso 18 aprile l’assemblea degli azionisti di Mediaset ha approvato l’introduzione del voto maggiorato, che di fatto blinda ulteriormente la posizione del socio di controllo Fininvest (titolare del 44,175% del capitale) nei confronti dei francesi di Vivendi. “La mossa, la cui efficacia scatta tra due anni, blinda di fatto il controllo del gruppo televisivo assegnando a Fininvest, dopo 24 mesi, il 61,28% dei diritti di voto se nessun altro chiederà o otterrà la maggioranza” scrive il Sole 24 Ore.
Il 93,51% delle azioni ammesse al voto, pari al 47,16% del capitale sociale, si è detto dunque favorevole alla modifica dell’articolo 7 dello Statuto riguardante la maggiorazione del voto. Contrario il 6,48% delle azioni ammesse al voto, pari al 3,2% del capitale. In quell’occasione però mancavano i voti del gruppo francese.
“Su consiglio dello studio Bonelli Erede, il cda di Mediaset aveva escluso Vivendi”, spiega il quotidiano di Confindustria, “dall’esercizio dei diritti di voto in assemblea e lo stesso trattamento era stato riservato in quell’occasione a Simon Fiduciaria che, per conto dei francesi, detiene il 19,19% dopo il provvedimento dell’Agcom dell’aprile 2017 sulla violazione delle norme di concentrazione in materia radiotelevisiva”.
Dopo l’esclusione, fu durissimo il commento di Vivendi che ha definito la decisione del consiglio di amministrazione di Mediaset “contraria a tutti i principi fondamentali della democrazia degli azionisti”. Per il gruppo francese la decisione è stata “illegale e contro gli interessi di Mediaset e in particolare dei suoi azionisti di minoranza”.
Ora è tutto nelle mani del cda di Mediaset che se “decidesse di applicare gli stessi criteri usati ad aprile per escludere Vivendi dall’esercizio dei diritti di voto in assise, è probabile che anche la richiesta avanzata ora di convocare l’assemblea straordinaria possa venir respinta dal board” sottolinea il Sole 24 Ore. In ogni caso, la nota di Mediaset recita che “il consiglio di amministrazione svolgerà le opportune valutazioni sulla richiesta in vista dell’assunzione delle determinazioni di competenza”.