Ucraina, Putin ordina invio truppe. L’alert Onu. Petrolio verso $100, cosa succede se Mosca chiude i rubinetti
Rally dei prezzi del petrolio, con la crisi Ucraina che precipita dopo l’annuncio del presidente russo Vladimir Putin del riconoscimento dell’indipendenza delle due repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, nel Donbass dell’Ucraina.
Putin ha ordinato anche l’invio di forze russe nell’area.
Ieri il presidente americano Joe Biden ha firmato un nuovo ordine esecutivo che impedisce nuovi investimenti nelle due repubbliche. Gli Stati Uniti sono pronti a sferrare nuove sanzioni contro la Russia nella giornata di oggi, come ha preannunciato l’ambasciatrice americana all’Onu Linda Thomas-Greenfield, che ha detto che l’annuncio di Putin rappresenta una minaccia diretta non solo per l’Ucraina, ma per ogni stato sovrano che faccia parte delle Nazioni Unite.
I futures sul petrolio schizzano al rialzo scontando la prospettiva di maggiori sanzioni contro la Russia, tra i principali produttori di petrolio al mondo.
I futures sul contratto WTI scambiato a New York volano del 3,66% a $94,40 al barile, mentre il Brent fa +2,20% a $97,49, avvicinandosi sempre di più alla soglia dei $100 al barile. In generale, i prezzi del petrolio sono balzati di oltre il 20% dall’inizio del 2022, schizzando di oltre l’80% dall’inizio del 2021.
I rialzi iniziali sono stati scatenati soprattutto dai timori sulla disponibilità dell’offerta, che non è riuscita a tenere il passo della domanda dopo il reopening delle economie successiva alla fase di lockdown da Covid.
Fosche le previsioni di Andy Lipow, direttore generale di Lipow Oil Associates:
“Nel caso in cui le forniture di petrolio russe verso l’Europa, che corrispondono a 3 milioni di barili al giorno, dovessero essere tagliate, potremmo assistere a un ulteriore balzo dei prezzi del petrolio tra i $10 e $15 al barile, che porterebbero il Brent a $110 al barile circa”, ha detto parlando alla trasmissione della CNBC “Street Signs Asia”.