News Notizie Notizie Italia Crac acque Ciappazzi: condannati Geronzi e Arpe

Crac acque Ciappazzi: condannati Geronzi e Arpe

5 Luglio 2019 07:57

Confermata dalla Cassazione la condanna a 4 anni e 6 medi di reclusione per l’ex banchiere Cesare Geronzi e a 3 anni e 6 mesi per Matteo Arpe, nell’ambito del processo sul crac delle acque minerali Ciappazzi, filone dell’inchiesta Parmalat. Sono stati condannati anche Roberto Monza e Antonio Muto a 3 anni e due mesi ciascuno, Riccardo Tristano a 3 anni e Eugenio Favale a 2 anni e 2 mesi.

Come ricostruisce Repubblica, la vicenda delle acque Ciappazzi è un filone dell’inchiesta sul crac Parmalat del 2003. L’allora presidente di Capitalia (nonché poi di Mediobanca e di Generali) fu accusato da Calisto Tanzi di averlo costretto a comprare per 15,2 milioni d euro le acque siciliane, nonostante fosse noto lo stato fallimentare della Ciappazzi di Giuseppe Ciarrapico (molto esposto verso Capitalia). Se non lo avesse fatto, aveva spiegato Tanzi, Parmalat non avrebbe ricevuto nuovi finanziamenti di Capitalia, di cui aveva bisogno per correre in soccorso dell’altrettanto pericolante Parmatour. E infatti — in corrispondenza con l’acquisto di Ciappazzi — la banca capitolina eroga un prestito ponte da 50 milioni, il cui documento di trasmissione è stato firmato da Arpe, all’epoca direttore generale di Capitalia. Arpe da tempo ha chiesto la revisione dell’intero processo sulla base dell’emersione di un nuovo quadro probatorio (il finanziamento era stato deciso dal Comitato crediti in sua assenza) e il procedimento presso la Corte d’Appello di Ancona è in attesa della prima udienza.