Basf lancia profit warning, pesa guerra commerciale e rallentamento mercato auto
Dopo Deutsche Bank, un altro colosso tedesco lancia il profit warning e conferma un maxi piano di ristrutturazione che prevede una sforbiciata di 6.000 posti di lavoro. Si tratta di Basf, il gigante della chimica. La notizia affossa il titolo in Borsa. Fin dai primi scambi a Francoforte l’azione imbocca in maniera decisa la via dei ribassi segnando un calo di quasi il 6% a 58,85 euro.
Basf ha rivisto al ribasso le sue stime per quest’anno, dopo che nel secondo trimestre ha riportato risultati preliminare decisamente più deboli del previsto (quelli definitivi verranno diffusi il prossimo 25 luglio). L’Ebit si è quasi dimezzato nel secondo trimestre (-47%) a 1 miliardo di euro e dovrebbe scendere fino al 30% per l’intero 2019, contro una crescita dell’1-10% stimata in precedenza. A pesare è l’andamento debole della produzione industriale e le tensioni commerciali attuali che, sottolinea la società con sede a Ludwigshafen, “non fanno presagire una rapida distensione nella seconda metà del 2019”. Anche il fatturato dovrebbe registrare un lieve calo contro l’aumento compreso tra l’1 e il 5% previsto in precedenza, dopo che nel secondo trimestre è sceso del 4% a 15,2 miliardi.
Basf spiega di aver sofferto in particolare della contrazione del mercato automobilistico mondiale nella prima metà dell’anno, ma anche delle difficoltà del settore agricolo in Nord America, di fronte a condizioni climatiche avverse e tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e i suoi principali partner, in primis la Cina.
Il gruppo tedesco ha confermato il mega piano di riorganizzazione interna, annunciato a giugno e che prevede il taglio di 6mila posti di lavoro nel mondo entro la fine del 2021. La sforbiciata riguarderà soprattutto le attività nell’amministrazione e nei servizi, nonché nelle divisioni operative. Il piano di riorganizzazione dovrebbe generare risparmi di 300 milioni di euro che contribuiranno agli utili annui dal 2022. I primi tagli avranno effetto il 1°gennaio 2020 ma sono già in corso le trattative con i sindacati tedeschi in vista di un nuovo accordo aziendale.