Carige: nessun buco nascosto, ma costo salvataggio lievita di mese in mese
Conto alla rovescia per mettere in sicurezza Banca Carige. Oggi si parte con la riunione del Fondo Interbancario per decidere la data dell’assemblea dello Schema Volontario che dovrebbe a convertire il bond da 318 milioni. La data entro cui trovare la quadra è il 25 luglio, scadenza fissata dalla Bce ai commissari per l’individuazione di una soluzione che possa rilanciare la banca dei liguri. Nell’ultima settimana si è fatta concreta la possibilità della partecipazione al piano di salvataggio da parte del polo trentino delle banche di credito cooperativo Cassa Centrale Banca (CCB). Il numero uno dell’Fitd, Salvatore Maccarone, ha reso noto che il piano di salvataggio per Carige con Cassa Centrale Banca (Ccb) nel ruolo di partner industriale dovrebbe essere definito entro il 25 luglio.
Risorse per salvataggio lievitano di mese in mese
I costi del salvataggio, stando alle ultime ricostruzioni, aumenteranno a un totale di 900 milioni di euro. Cifre che sono lievitare costantemente negli ultimi mesi. Solo un anno fa, quando alla guida di Carige c’era Paolo Fiorentino, si prevedeva a un veloce ritorno della profittabilità. Poi con l’arrivo di Fabio Innocenzi come ad e Pietro Modiano alla presidenza, il nuovo management ha quantificato la necessità dui un aumento di capitale da 400 milioni; piano bocciato dall’assemblea a seguito del no del socio di riferimento, la famiglia Malacanza. Si arriva così al commissariamento di inizio 2019 e alla necessità di un rafforzamento patrimoniale di 600 milioni di euro, le trattative con BlackRock prima e Apollo poi con intanto la cifra prevista lievitata a oltre 700 milioni, fino ai 900 mln degli ultimi giorni.
Il rumor di un possibile buco da 239 mln, la banca chiarisce e minaccia azione legale
Ieri è inoltre emersa l’ipotesi di un buco di bilancio da 239 milioni di euro per l’istituto genovese legato a contratti stipulati dalle precedenti gestioni. L’articolo di ieri di Repubblica (anticipazione di quanto contenuto in un dossier in edicola oggi su Affari & Finanza) parla infatti di alcuni contratti con diverse istituzioni finanziarie che possono esigere dalla banca una somma che può arrivare fino a 239 milioni di euro.
La banca genovese, in amministrazione straordinaria da inizio anno, contesta la definizione di buco contenuta nell’articolo definendola “del tutto pretestuosa e gravemente fuorviante e dannosa in quanto si tratta di clausole inserite all’interno di contratti avviati nelle precedenti gestioni pre-commissariali e approvati dagli organi amministrativi della banca”.
Secondo quanto scritto da Repubblica, i contratti sono relativi a una serie di penali che in parte sono già scattate, in parte matureranno nei confronti di quattro soggetti: la compagnia di assicurazioni Amissima, la società londinese Chenavari, il Credito Fondiario e la società di pagamenti Nexi.
Carige affronta punto per punto la questione contratti e chiarisce che la possibilità di esercitare il diritto di recesso da contratti che Carige ha stipulato con provider esterni è una facoltà esclusivamente spettante a Carige e non, come affermato nell’articolo, un effetto che Carige subirebbe in modo automatico per decisione delle controparti. “Alcuni contratti citati nell’articolo sono già in avanzata fase di rinegoziazione per volere dei Commissari. Ciò rende non attuale il contenuto dell’articolo”, rimarca la nota di ieri di Carige.
La banca rimarca poi come l’articolo non consideri l’effetto reinternalizzazione di tali contratti: se Carige dovesse decidere di esercitare il diritto di recesso per “uscire” da questi contratti si riapproprierebbe, parallelamente, dei relativi ricavi. Detti ricavi progressivamente andrebbero a compensare il costo derivante dal recesso. Infine, tutti i contratti citati nell’articolo sono stati esaminati e valutati nell’ambito delle due diligence effettuate dai vari soggetti che hanno mostrato interesse nei confronti dell’Istituto, inclusi quelli che stanno ancora esaminando il dossier nell’ambito dell’operazione di business combination in corso.
I Commissari di Carige hanno dato ai propri legali mandato per valutare un’azione legale nei confronti del quotidiano e dell’autore dell’articolo per tutelare la reputazione della banca, dei suoi clienti e dei suoi azionisti.
Banca Carige sottolinea che l’aumento del fabbisogno patrimoniale rispetto a quello stimato a fine 2018 e a inizio del 2019 non è dovuto a circostanze sopravvenute non note allora ma è attribuibile in larga parte all’aggiornamento degli obiettivi di derisking (target NPE ratio dal 22% originario a un obiettivo fra 0 e 5%) e di Total Capital ratio (al 15,3% al 2020 contro l’originario 13,75%) e ad altre componenti già illustrate al mercato a febbraio 2019.