Aspettando la Bce, economisti S&P: ‘possibile sforbiciata tassi di 30 pb. E il QE tornerà a ottobre’
Appuntamento al prossimo giovedì 25 luglio, quando il Consiglio direttivo della Bce si riunirà per decidere quale misura espansiva tornare a varare. Gli economisti di S&P Global Ratings non hanno grandi dubbi: Mario Draghi & Co dovrebbero risfoderare, già a ottobre, il bazooka monetario del Quantitative easing, abbandonato alla fine del 2018. Non solo: a loro avviso Francoforte non alzerà i tassi almeno fino alla metà del 2021″.
Standard&Poor’s dedica una nota alle previsioni sulle prossime mosse della Bce scrivendo che, in un contesto in cui “tutte le opzioni rimangono sul tavolo per il meeting di settembre, noi crediamo che la Bce taglierà il tasso sui depositi (al momento negativo a -0,40%), di 10 punti base, ripristinando potenzialmente gli acquisti netti di asset (con il QE) per un valore di 15 miliardi di euro, a partire dal prossimo ottobre”.
Nella nota l’agenzia di rating fa riferimento al persistere dell’incertezza e dei rischi al ribasso sulla crescita. Le aspettative dei mercati sull’inflazione puntano inoltre verso il basso: la virata dovish della Bce, nel meeting della prossima settimana, viene data così per scontata e nel report pubblicato oggi, l’interrogativo è il seguente: “ECB: Back To The Future?”, ovvero: “Bce: ritorno al futuro?”.
Il punto, spiegano gli autori del report, è che l’economia europea viaggia ancora a due velocità, se si considerano “da un lato l’attività dei servizi, che rimane solida, e dall’altro un settore manifatturiero che, come è ovvio, non recupera”. Di conseguenza, “in questo contesto, esiste più il rischio che la debolezza del settore manifatturiero venga trasmessa al settore dei servizi che non viceversa”.
“La persistenza di diversi rischi esterni – precisa Sylvain Broyer, responsabile economista per S&P Global Ratings EMEA – sta diventando inoltre un rischio di per sé. Questo contesto lascia presagire che potremmo assistere a ulteriori revisioni al ribasso sia delle stime sull’inflazione che di quelle sulla crescita” e la “Bce non potrà rimanere compiacente di fronte agli sviluppi dei prezzi nell’Eurozona”.
Tra l’altro, i prezzi energetici non solo l’unico fattore responsabile dell’attuale bassa inflazione. Il 50% circa dei componenti dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo della Bce viaggia a un ritmo inferiore all’1%.
Di conseguenza, afferma Marion Amiot, economista di S&P Global Ratings, “guardando alle aspettative sull’inflazione e sulla crescita del prossimo anno, rileviamo che la regola di Orphanides (dall’economista Athanasios Orphanides) – una semplice regola simmetrica di politica monetaria sui tassi di interesse che la Bce utilizza – implica un taglio dei tassi di 20-30 punti base circa. E questa previsione ha senso sia se guardiamo ai mercati, che alla Bce o alle nostre stime”.
Ciò significa che, “anche se il tasso sui depositi presso la Bce è già in territorio negativo, gli economisti di S&P Global Ratings ritengono che la Bce abbia spazio per tagliare i tassi di almeno 10 punti base. Tra l’altro, gli ultimi anni hanno dimostrato che la Bce dispone di altri strumenti efficienti”.
La previsione dunque, per la prossima settimana, è di una Bce che dirà di prevedere che i tassi di interesse rimarrano al livello attuale o più basso fino alla fine del 2020. Ciò consentirebbe alla banca centrale di tagliare i tassi già a settembre e, potenzialmente, di ripristinare gli acquisti di asset (attraverso il QE) per un valore di 15 miliardi di euro, a partire da ottobre. In ogni caso, gli economisti di S&P Global Ratings ritengono che Francoforte non alzerà i tassi almeno fino alla metà del 2021.