Mercati: altro che taglio dei tassi, il vero game changer è il riavvio (o meno) del QE della BCE
Un circolo complesso è quello che gli analisti di MPS Capital Service indicano nel Market Oulook di luglio derivante dalla trade war in corso tra le due superpotenze Usa e Cina. Lo scenario che si presenta nel prossimo futuro è di un presidente degli Stati Uniti che, dinanzi alla mancanza di progressi sufficienti sul fronte commerciale, potrebbe decidere di forzare nuovamente la mano con la Cina. Da qui il trascinamento della guerra commerciale che finirà per riflettersi negativamente e inevitabilmente sulla manifattura. Ma poco importa, dicono gli esperti, visto che “siamo tornati nell’atteggiamento “tanto peggio, tanto meglio”.
Tassi bassi e nuovo QE: cosa potrebbe attenderci nei prossimi mesi
Dalle cattive notizie si passa alle buone con tassi bassi a lungo e a determinate condizioni nuovi operazioni di quantitative easing. Si attende così nell’ultima parte dell’anno un possibile annuncio in questo senso da parte della Bce. E’ ancora presto per dirlo, dicono gli analisti di MPS Capital service, “ma se QE fosse, probabilmente rivivremmo una situazione simile a fine 2014/inizio 2015 con la differenza che questa volta le probabilità di recessione sono più elevate”. Allora, i rumor di QE, ricordano, verso la fine del 2014 portarono a ribassi dei tassi, compressione degli spread e ribasso dell’eurodollaro.
“Riteniamo plausibile, continuano gli esperti, che la BCE modifichi la forward guidance (probabilmente già a partire dalla riunione del prossimo 25 luglio) in modo tale da avere le mani libere per implementare ulteriori misure”. Ma altro che ribasso dei tassi da parte di Fed e Bce, il vero game changer secondo gli analisti sarà il riavvio (o meno) del QE da parte di Francoforte. Prima il presidente Mario Draghi lo aveva fatto intendere nel discorso di Sintra, ma poi la conferma è arrivata da altri esponenti del Nord Europa (Knot e Rehn) che si sono espressi a favore di nuove misure. “Riteniamo pertanto che l’effetto di un eventuale nuovo QE dovrebbe più che compensare il venir meno del drenaggio della liquidità che avverrà a fine settembre con l’interruzione già programmata da parte della Fed del piano di riduzione del bilancio (c.d. quantitative tightening)” dicono gli analisti. “Ipotizzando che il piano di QE venga annunciato da Draghi prima della fine del suo mandato (31 ottobre) ed implementato tra fine 2019/inizio 2020 riteniamo possibile che il minimo dell’EurUsd possa vedersi proprio all’interno di tale intervallo temporale così come già avvenuto nel 2015 quando fu lanciato il primo QE” concludono.