Dati shock Germania e attesa Bce fanno capitolare tassi Bund. Draghi costretto a intervenire
In attesa della Bce e successivamente ai dati shock arrivati dalla Germania ma anche dall’Eurozona in generale, i tassi sui Bund sono scivolati al minimo delle ultime due settimane, così come anche i tassi sui bond francesi. Il trend conferma l’avversione al rischio degli investitori che, scontando il deterioramento dei fondamentali economici a livello globale, si sono posizionati stamattina sui titoli di stato percepiti come più sicuri, smobilizzando le posizioni accumulate sull’azionario.
Risultato: i tassi decennali sui Bund tedeschi sono scesi fino al minimo intraday dello 0,38%, avvicinandosi al tasso di deposito dell’Eurozona, pari a -0,40%. Dal canto loro, le borse di Parigi e Francoforte hanno testato i minimi intraday dopo la pubblicazione dei dati macro e l’euro è sceso fino al valore più basso dallo scorso 30 maggio, a $1,1127, portando la perdita accusata in questo mese a -2,1% nei confronti del dollaro.
I mercati azionari e del reddito fisso stanno scontando soprattutto le preoccupazioni per l’economia dell’Eurozona: oggi la società IHS Markit ha diffuso l’indice Pmi Composite dell’Eurozona relativo al mese di luglio. Il dato è sceso a 51,5 punti dai 52,2 punti di giugno, facendo peggio delle attese e avvicinandosi pericolosamente alla soglia dei 50 punti.
Scomponendo il dato Composite, il Pmi dei servizi dell’area euro è sceso dai 53,6 punti di giugno a 53,3 punti, in linea con le attese, mentre l’indice Pmi manifatturiero si è confermato in fase di contrazione per il sesto mese consecutivo, scivolando al ritmo più veloce dal 2012, ovvero in sette anni. Il dato è sceso a 46,4 punti dai 47,6 punti di giugno. Gli analisti di Reuters avevano previsto un trend invariato.
Riflettori puntati soprattutto sull’economia numero uno dell’Eurozona, la Germania. Brusco il calo dll’indice Pmi manifatturiero, scivolato a 43,1 punti, dai 45 di giugno e sprofondato ulteriormente in fase di contrazione. Per l’indice Pmi tedesco, è la performance peggiore in sette anni, fattore che alimenta il timore che la prima economia dell’Europa scivoli in recessione.
La flessione si spiega soprattutto con il tonfo più forte nel corso dell’ultimo decennio, dunque dai tempi della crisi finanziaria globale, degli ordini per le esportazioni. E basta questa parola, esportazioni, per far capire come la Germania sia vittima della guerra commerciale globale lanciata dall’America First di Donald Trump.
Sia i tassi dei Bund che l’euro scendono tuttavia non solo per la doccia fredda arrivata dal fronte macro, ma anche per le aspettative su nuove mosse di politica monetaria straordinariamente accomodanti che la Bce si appresta a varare. Il dubbio non è se le misure saranno adottate, ma su quando arriverà l’annuncio. Ovviamente, i dati di oggi non fanno altro che confermare la necessità che Mario Draghi & Co agiscano.
Secondo diversi analisti, tra cui quelli di Goldman Sachs e ABN Amro, la Bce di Mario Draghi rilancerà il programma di Quantitative easing abbandonato alla fine dell’anno scorso, nel mese di settembre.
Nel commentare i dati di oggi Bert Colijin, analista di ING, fa notare d’altronde che, “nel complesso, gli indici PMI presentano un quadro dell’economia che sta flirtando più con i rischi al ribasso che con la prospettiva di una ripresa veloce”.
Di conseguenza “l’arrivo di più stimoli da parte della Bce sembra affare fatto, ma un interrogativo interessante rimane il timing. La Bce deve decidere se agire già da domani o a settembre. In ogni caso questi dati hanno dato alle colombe del Consiglio direttivo ancora più munizioni”.
Concorda Jack Allen-Reynolds, economista senior europeo presso Capital Economics: I dati “porteranno (la Bce) a ribadire il desiderio di lanciare una politica più accomodante e noi crediamo che la Bce inizierà a cambiare la sua forward guidance sui tassi di interesse e sul QE a partire da domani. Gli indici Pmi tedeschi segnalano che l’economia è rimasta ancora debole all’inizio del terzo trimestre, a seguito di quella che probabilmente è stata una stagnazione o una lieve contrazione nel secondo trimestre”.