Banche italiane: liquidità c’è, UniCredit & Co. diranno ‘No grazie’ a prestiti Bce in nuova asta TLTRO
Banche italiane tra crisi politica, spread, crediti deteriorati, rischi recessione globale, eterno problema doom loop. L’attenzione continua a essere rivolta al settore, in un momento tanto critico per il mondo, in generale, alle prese con una guerra commerciale Usa-Cina i cui effetti negativi spadroneggiano un po’ ovunque, e in un momento ancora più critico per l’Italia, di nuovo senza bussola politica. Un punto di forza (ma solo di breve periodo) è emerso nelle ultime ore con la pubblicazione di uno studio del Sole 24 Ore: la liquidità di cui dispongono gli istituti di credito italiani più importanti.
Una liquidità tale che consentirebbe a UniCredit, Ubi, BancoBpm, Bper, Credem e Creval di potersi permettere anche di disertare (“o partecipare con richieste ultra-limitate”), l’asta TLTRO 3 che sarà indetta a settembre.
“Resta da definire ancora la posizione di Intesa Sanpaolo, che “è interessata all’accesso ai fondi del Tltro3, anche se non ne ha bisogno per liquidità», aveva detto il ceo Carlo Messina in occasione della presentazione dei conti del semestre”, riporta il quotidiano. Che segnala poi anche le dichiarazioni recenti di Jean-Pierre Mustier, numero uno di UniCredit, che ha chiaramente detto che “in Italia abbiamo un eccesso di liquidità”.
Un ‘forse no, grazie” da parte del consigliere delegato di Ubi Banca, Victor Massiah (d’altronde il nuovo piano TLTRO targato Bce implica un’asta ogni tre mesi, e dunque ci si può permettere anche di attendere) e dall’AD di BancoBpm Giuseppe Castagna: “Non penso che a settembre utilizzeremo il Tltro”.
Il fattore liquidità è così positivo per le banche italiane? In realtà no, spiega il Sole 24 Ore nello stesso articolo. Il “No, grazie” all’offerta generosa della Bce, infatti, solo di breve periodo.
E’ possibile che le banche italiane stiano aspettando di rimandare la loro partecipazione per rimandare anche il rimborso di questi prestiti (che hanno una durata biennale). C’è poi la speranza che, stando ai rumor del Sole 24 Ore, la Bce decida di apportare modifiche al piano TLTRO rendendo le condizioni ancora più vantaggiose. La verità è che, sottolinea il Sole, “le banche italiane hanno un fabbisogno finanziario di almeno 300 miliardi di euro nel periodo 2019-2022: 200 miliardi di euro entro il 2020, di cui 190 miliardi di euro rappresentati dalla scadenza del Tltro II e 100 miliardi di euro in scadenza al dettaglio e obbligazioni all’ingrosso”.
La partecipazione alle aste della Bce rimane dunque essenziale, nonostante la decisione espressa da molti istituti di saltare un giro nell’appuntamento di settembre.
“Gli istituti potrebbero voler aspettare le successive aste Tltro – a partire da quella di dicembre 2019 e poi marzo 2020 – per prolungarne l’effetto benefico: poichè i maxi-prestiti Bce hanno durata biennale, le banche hanno interesse a posticipare il più possibile la presa in prestito e quindi il rimborso, e migliorare così ulteriormente i ratio patrimoniali (in particolare il Nsfr che valuta la sostenibilità della provvista nel medio termine)”, precisa il Sole.
A proposito di TLTRO, i dettagli delle nuove aste della Bce sono arrivati all’inizio di giugno: il Consiglio direttivo Bce ha deciso che per ciascuna operazione sarà fissato un tasso di interesse superiore di 10 punti base rispetto al tasso medio applicato alle operazioni di rifinanziamento principali dell’Eurosistema per la durata della rispettiva Tltro. Concedendo prestiti netti idonei superiori a un valore di riferimento, le banche beneficeranno di un tasso di interesse inferiore, che potrà essere ridotto fino a raggiungere un livello pari al tasso medio applicato ai depositi presso la banca centrale per la durata dell’operazione con l’aggiunta di 10 punti base.