Notizie Indici e quotazioni Sterlina nell’occhio del ciclone, tra sell e buy scatenati. Goldman Sachs vede più probabile no-deal Brexit

Sterlina nell’occhio del ciclone, tra sell e buy scatenati. Goldman Sachs vede più probabile no-deal Brexit

3 Settembre 2019 13:47

Riflettori puntati sulla sterlina, che è precipitata nelle ultime ore anche al di sotto della soglia psicologica di $1,20 nei confronti del dollaro, sulla scia di alcune indiscrezioni riportate dalla stampa britannica secondo cui, nel caso in cui il Parlamento UK approverà oggi una proposta di legge contro la prospettiva di un no-deal Brexit, il premier Boris Johnson annuncerà il prossimo 14 ottobre il ritorno alle urne. La valuta rischia di chiudere la sessione al valore minimo dagli anni Ottanta, scontando l’incertezza politica e il rischio di un no-deal Brexit, ovvero di un divorzio del Regno Unito dal blocco Ue senza che venga raggiunto un accordo.

Johnson è determinato infatti a concretizzare la Brexit nella data fissata al 31 ottobre a tutti i costi, anche in caso di no-deal. E il tempo per una nuova intesa tra Londra e Bruxelles secondo molti analisti non c’è, soprattutto dopo la decisione di Boris Johnson di sospendere il Parlamento per cinque settimane.

Dopo essere capitolata fino a $1,1960, la valuta britannica riconquista la soglia psicologica di $1,20, sulla scia della notizia della richiesta, da parte dei parlamentari, di un dibattito di emergenza che venga lanciato per escludere la prospettiva di un no-deal Brexit. Prospettiva che viene considerata comunque più probabile dagli analisti. Focus sulla nota di Goldman Sachs, che ha rivisto al rialzo le probabilità di una Hard Brexit, dal 20% al 25%. Rimane comunque “in vantaggio” la prospettiva di una Brexit con accordo, con la probabilità che rimane invariata al 45%.

A fare il punto della situazione è anche Peter Kinsella, Global Head of Forex Strategy di Union Bancaire Privée (UBP):

“Boris Johnson ha fondato la sua premiership sull’uscita del Regno Unito dall’UE entro il 31 ottobre con o senza un accordo. Il tempismo in questo contesto è tutto, in quanto semplicemente non c’è abbastanza tempo affinché il Regno Unito e l’Unione europea possano rinegoziare un accordo. Di conseguenza, il nostro scenario di base è che il Regno Unito lasci l’UE il 31 ottobre senza un accordo di transizione o un accordo commerciale”.

Kinsella ricorda che “nove mesi fa, il consenso sul cambio GBP/USD era a livelli di circa 1,20 nel caso di un no deal sulla Brexit. Nelle ultime settimane il cambio GBP/USD ha trattato ai minimi a circa 1,2014. È giusto dire che i mercati hanno ampiamente prezzato un no deal. Il risk reversal sul cambio GBP/USD viene scambiato attorno al -2%, il che significa che le opzioni per vendere sterline sono molto più costose rispetto a quelle per acquistarne. Anche il posizionamento del mercato riflette le aspettative per un no deal”.

Tra l’altro, attenzione “agli ultimi dati dell’International Money Market (IMM) – fa notare ancora lo strategist – da cui emerge che “gli investitori e gli speculatori mantengono una posizione corta consistente sulla sterlina. Di conseguenza, riteniamo che un’attesa dei mercati per un no deal sia il risultato più probabile nei prossimi mesi”.

In questo contesto, la Bank of England sarebbe pronta a intervenire, come indicano “gli Overnight index swap (OIS)”, che “mostrano che i mercati prevedono che la Bank of England (BoE) taglierà i tassi di 25bps nei prossimi mesi”.

A tal proposito, Peter Kinsella scrive che il taglio dei tassi è sì “una possibilità, ma anche che molto dipenderà dall’evoluzione dei tassi di cambio della sterlina e dal successivo passaggio per l’inflazione”.

“Sul fronte della politica interna – spiega Kinsella – il partito laburista all’opposizione ha dichiarato che presenterà una mozione di sfiducia nei confronti del governo Johnson, probabilmente entro il 4 o 5 settembre. Il governo Johnson ha una maggioranza di un solo seggio. Si dice che circa 20 deputati conservatori siano disposti a votare contro il governo. Tuttavia, i partiti di opposizione restano divisi. Il leader del partito laburista britannico Jeremy Corbyn ha suggerito di formare un governo di unità nazionale che cercherà di estendere il termine per l’uscita del Regno Unito dall’UE fino a dopo lo svolgimento di elezioni generali. Corbyn farà campagna elettorale per consentire all’elettorato di votare un nuovo referendum sulla Brexit”.