Azionario globale: Hong Kong oltre +1% dopo dato Pmi servizi Cina. Focus su Pil Australia, Brexit, Italia
Sentiment generalmente positivo sui mercati azionari, che scommettono su un ulteriore rinvio della Brexit, dopo la sconfitta del premier britannico Boris Johnson alla Camera dei Comuni.
Johnson ha perso la maggioranza al Parlamento UK, dove la proposta di legge stilata per impedire il no-deal Brexit, obbligando il premier a chiedere un ulteriore rinvio dell’Articolo 50 in assenza di un accordo con Bruxelles, è stata accolta da 328 sì e 301 no, grazie anche al sostegno dei cosidetti Tory ribelli.
Il premier ha così annunciato la presentazione di una mozione per il ritorno alle urne, affermando che non si recherà a Bruxelles per chiedere un nuovo rinvio. “Non andrò” a Bruxelles a chiedere un altro rinvio, ha detto.
La sterlina reagisce positivamente alla notizia, salendo dello 0,15% a $1,2104. L’euro è piatto nei confronti del dollaro a $1,0973.
I mercati guardano anche alla nascita di un governo M5S-PD, dopo la benedizione che è arrivata con la votazione degli iscritti alla piattaforma Rousseau. Il premier incaricato Giuseppe Conte dovrebbe salire stamattina al Quirinale, per sciogliere le riserva e presentare la squadra di governo.
Il nuovo governo potrebbe giurare in serata o, più probabilmente, nella giornata di domani.
Borsa Shanghai piatta, oscilla attorno alla parità. Hong Kong balza invece di oltre +1%, Sidney -0,55%, Seoul +0,38%. Borsa Tokyo +0,12%.
Focus sull’indice Pmi dei servizi della Cina stilato dalle società Caixin e Markit, che si è attestato a 52,1 punti ad agosto, al valore più alto degli ultimi tre mesi, meglio dei 51,7 punti attesi dal consensus e dei 51,6 di luglio. Il Pmi Composite è salito a quota 51,6, rispetto ai 50,9 punti precedenti.
Focus anche sul Pil dell’Australia che, nel secondo trimestre dell’anno, è salito dello 0,5% su base trimestrale, come da attese, e come nel trimestre precedente (dato rivisto al rialzo dal +0,4% inizialmente reso noto al +0,5%). Su base annua, la performance è stata di una crescita dell’1,4%, in linea con le previsioni, e al tasso più basso dal 1991, rispetto al +1,8% del primo trimestre.
La reazione del dollaro australiano è stata comunque positiva, in quanto non erano mancati analisti che avevano paventato il segno meno davanti al Pil del secondo trimestre. La valuta avanza dello 0,24% nei confronti del dollaro Usa, a $0,6773.