Notizie Notizie Mondo EUR-USD, dura poco l’effetto bazooka Bce ultra-dovish. Occhio a supporti, resistenze e market mover

EUR-USD, dura poco l’effetto bazooka Bce ultra-dovish. Occhio a supporti, resistenze e market mover

13 Settembre 2019 12:37

La Bce di Mario Draghi ha accontentato i mercati, lanciando un bazooka monetario comprensivo di tutte le misure su cui gli operatori finanziari hanno scommesso nel corso delle ultime settimane: rilancio del QE, taglio dei tassi sui depositi (di 10 punti base a -0,50%, forse meno delle attese, in realtà, in questo caso); rafforzamento della forward guidance; lancio del sistema di tiering; condizioni TLTRO più favorevoli per le banche. Il bazooka ultra dovish della Bce si è rispecchiato nel trend dell’euro che, dopo la carrellata degli annunci, è sceso nei pressi nei minimi degli ultimi due anni, bucando quota $1,10 e scivolando fino a 1,0925, livello che era stato toccato il 3 settembre scorso.

Lo scivolone è durato però il tempo di qualche ora, visto che oggi il rapporto euro-dollaro è balzato fino a $1,11095, livello record in 17 giorni, ovvero dallo scorso 27 agosto. Forte ripresa anche i tassi decennali dei Bund tedeschi che, dopo essere capitolati oltre -0,60%, oggi recuperano fino a -0,48%. Le interpretazioni degli analisti sono diverse.

Secondo Vasileios Gkionakis, responsabile globale della divisione di strategia sul forex presso Lombard Odier, la Bce “ha dato ai mercati l’impressione che quasi tutto sia stato ormai fatto”, visto che è innegabile che la banca centrale abbia soddisfatto tutte le richieste”. Per l’esperto, a questo punto, “il messaggio principale è che il fondo dell’euro-dollaro è stato toccato”.

Così Ricardo Evangelista, analista senior di ActivTrades:

“L’euro continua a salire ed è attualmente a $1,11, dopo essersi ripreso dai minimi di 2 anni raggiunti dopo l’annuncio della BCE di ieri, quando è stato scambiato a 1,09. Nonostante il taglio dei tassi d’interesse (sui depositi, dal -0,40% precedente al -0,50%), l’avvio di un nuovo programma di acquisto di beni e nuovi incentivi bancari (ergo Quantitative easing per 20 miliardi al mese, TLTRO con condizioni più generose e sistema tiering), i mercati sembrano, per ora, non disposti ad abbandonare la moneta unica. La banca centrale europea ha inviato un messaggio chiaro: non si risparmieranno sforzi per creare condizioni più favorevoli alla crescita e per avvicinarsi al target dell’inflazione; questo sembra aver ispirato fiducia negli investitori, che sembrano convinti che giorni migliori sono in vista per l’economia europea. Allo stesso tempo, segnali positivi provenienti da Washington e Pechino hanno alleggerito la tensione sul mercato, portando a una maggiore propensione al rischio, che è vantaggioso per l’euro”.

Dal canto loro, gli analisti di Intesa SanPaolo interpretano le oscillazioni del cambio, mettendo in evidenza i movimenti del rapporto euro-dollaro nelle ultime ore, in concomitanza con la carrellata di annunci da parte della Bce e con il discorso proferito in conferenza stampa dal numero uno Mario Draghi, e facendo riferimento infine alla ripresa in atto delle ultime ore:

“L’euro inizialmente ha corretto rivedendo i minimi di inizio mese a 1,0925 EUR/USD, ma poi è risalito raggiungendo un massimo di 1,1086 EUR/USD, aggiornato questa mattina a 1,1109 EUR/USD. Le principali misure del pacchetto (della Bce) sono: (1) il taglio del tasso sui depositi da -0,40% a -0,50 % (in linea con le attese di consenso), (2) il rafforzamento della forward guidance, con cui la BCE spiega che i tassi resteranno ai livelli attuali o più bassi fino a che l’inflazione non avrà mostrato una stabile e convincente convergenza verso l’obiettivo (a luglio il commitment era fino a metà 2020), e (3) la riapertura del programma APP con un ritmo mensile di acquisti netti pari a 20 miliardi di euro a partire da novembre (la durata del programma dipenderà dall’evoluzione dello scenario economico, ma in ogni caso terminerà subito prima che si riprenda ad alzare i tassi)”.

EUR-USD: I SUPPORTI E RESISTENZE A CUI GUARDARE

Gli analisti di Intesa SanPaolo spiegano che “la reazione iniziale di discesa dell’euro dopo l’annuncio BCE è da attribuirsi principalmente alla combinazione di debolezza della congiuntura dell’area euro e di consapevolezza che nella situazione attuale i margini di efficacia della politica monetaria sono limitati, ragion per cui la BCE ha scelto di ricorrere a un pacchetto composito di misure. La risalita successiva si configura invece come attestazione di credibilità nei confronti della BCE che ha comunque dimostrato di voler intervenire tempestivamente con tutti i mezzi a disposizione per ottemperare al proprio mandato. L’euro dovrebbe quindi riuscire a trarre sostegno dalle misure introdotte dalla BCE, ma probabilmente non una spinta per avviare autonomamente un trend rialzista, in quanto tali misure sono certamente utili ma non sufficienti a migliorare il quadro dell’area euro che rimane debole. Pertanto il cambio dovrebbe mantenersi nel range degli ultimi due mesi, con supporti in area 1,09 EUR/USD e resistenze in area 1,12 EUR/USD. I rischi però sono verso il basso, perché tassi già negativi e ancora più bassi mantengono un confronto sfavorevole rispetto a quelli statunitensi, soprattutto nelle fasi di mercato in cui la risk aversion recede. Pertanto in caso di delusioni dai dati dell’area o di sorprese dai dati USA si potrebbe assistere a una rottura dei supporti a 1,09 EUR/USD”.

I PROSSIMI MARKET MOVER: FED IN PRIMO PIANO

Quali saranno i fattori che condizioneranno il trend euro-dollaro? Nella nota di Intesa SanPaolo si ricorda che “ora l’appuntamento chiave sarà il FOMC della prossima settimana (17-18 settembre). Anche dalla Fed ci si attende un taglio dei tassi, ma questo non dovrebbe penalizzare il dollaro e quindi di riflesso non dovrebbe favorire l’euro, perché partendo da tassi positivi e molto più alti di quelli della BCE l’efficacia, almeno potenziale, della politica monetaria è maggiore. A mantenere piuttosto delle ombre sullo scenario del biglietto verde è l’incertezza dovuta alle tensioni commerciali USA-Cina, perché, nonostante i segnali recenti di distensione, non sarà comunque facile raggiungere un accordo e questo condiziona l’entità del rallentamento dell’economia USA e quindi la portata dello stimolo Fed non tanto la settimana prossima quanto nei prossimi mesi”.