Notizie Notizie Mondo Countdown Fed-Day: Powell si farà condizionare da boom petrolio e da rotazione notata da Goldman Sachs?

Countdown Fed-Day: Powell si farà condizionare da boom petrolio e da rotazione notata da Goldman Sachs?

17 Settembre 2019 08:34

Se la Bce di Mario Draghi è stata grande protagonista della settimana precedente, ancor più con il maxi bazooka annunciato, protagonista di questa settimana sarà la Federal Reserve di Jerome Powell. Dopo il taglio di 25 punti base nel meeting di luglio, che ha portato i tassi sui fed funds nel range tra il 2% e il 2,25%, Barron’s scrive che il mercato scommette sulla probabilità di una ennesima sforbiciata di 25 punti base con una probabilità di ben il 90%.

La nuova manovra espansiva di Powell & Co verrebbe data, dunque, quasi per certa, in linea con quella politica “di aggiustamento di metà ciclo” annunciata dalla Banca centrale americana due mesi fa. I tassi Usa di breve termine dovrebbero essere portati così al nuovo range compreso tra l’1,75% e il 2%. Ma gli analisti, nelle ultime ore, si sono divisi ulteriormente, e non per caso: il rally del petrolio successivo alla notizia dell’attacco alle due maxi raffinerie saudite di Saudi Aramco, scatenato dalle tensioni geopolitiche che si sono venute a creare tra Stati Uniti e Iran, e dal timore sulla disponibilità dell’offerta di crude, potrebbe portare la Fed, per caso, a essere più cauta, e meno dovish?

Le autorità di politica monetaria degli Stati Uniti potrebbero temere, di fatto, che la fiammata del petrolio delle ultime ore non abbia avuto un valore solo episodico, e preannunci una fase rialzista del Brent e del WTI (d’altronde la produzione di Saudi Aramco dovrebbe tornare alla normalità nell’arco di mesi, non subito dunque, e manca all’appello quel 5% di offerta globale andato in fumo con l’interruzione dell’output a cui il colosso è stato costretto).

In quel caso, le pressioni inflazionistiche Usa potrebbero esserne influenzate e, dunque, rafforzarsi. Non per niente un articolo di Cnbc mette in evidenza come la probabilità che Powell non faccia nulla, questa settimana, è salita sul mercato dei futures sui fed funds al 34%, rispetto al 5,4% e allo zero per cento del mese scorso.

Così fa notare alla Cnbc Beth Ann Bovino, responsabile economista Usa presso S&P Global Ratings: “Sebbene il passaggio dell’inflazione dai prezzi del petrolio ai prezzi core sia contenuto, il balzo dei prezzi, nel complesso, insieme ad alcuni segnali secondo cui l’inflazione core si starebbe già riscaldando, potrebbe rendere più difficile per la Fed tagliare ulteriormente i tassi. Finora (Powell & Co) hanno avuto a disposizione un cuscinetto per continuare a tagliare, ovvero l’inflazione bassa: hanno potuto tagliare in quanto l’inflazione era bassa. Questo cuscinetto – si chiede Ann Bovino – c’è ancora?”.

Tra l’altro, è stata una recente nota di Goldman Sachs a sottolineare come il quadro macro Usa sia meno peggiore di quanto si temesse e come altri fattori abbiano migliorato la percezione sull’economia degli investitori:

“Il miglioramento percepito nelle trattative commerciali Usa-Cina e i dati economici migliori delle attese hanno aiutato a smorzare i timori degli investitori sull’avvento di una recessione, facendo salire i rendimenti dei bond e scatenando una rotazione di mercato”, ha scritto Ben Snider, strategist di Goldman Sachs, in una nota resa nota lo scorso giovedì, 12 settembre.  Nelle sessione precedenti, ha fatto notare Snider, si è verificato un importante spostamento di flussi dalle moment stocks alle value stocks (ovvero una rotazione dai titoli azionari che presentano alte valutazioni e che hanno sostenuto finora la corsa di Wall Street a società più stabili, che presentano quotazioni inferiori). +

Il gruppo delle momentum stocks, ha fatto notare Goldman, ha visto le proprie quotazioni scivolare del 14% circa dallo scorso 27 agosto, al ritmo più forte da quando il mercato toro è iniziato nel marzo del 2009, a conferma che qualcosa, sul mercato, sta comunque cambiando.

Snider ha spiegato che proprio il trend di queste momentum stocks è comune, quando gli investitori anticipano una crescita dell’economia più stabile in futuro, anche se a un ritmo relativamente modesto.

In tutto questo, sicuramente la Federal Reserve ha notato ultimamente anche un rafforzamento dell’inflazione, confermato con il rialzo del 2,4%, su base annua, dell’indice dei prezzi al consumo degli Stati Uniti. Insomma, forse domani l’annuncio di un taglio dei tassi arriverà. Le prospettive per la fine dell’anno potrebbero invece cambiare, a seconda del trend dei prezzi del petrolio e dello smorzarsi o meno dei timori di un peggioramento della congiuntura.