Mercati in rosso su timori recessione, ecco perché l’alert Ism manifatturiero Usa spaventa
L’Ism manifatturiero, ovvero l’indice più importante che misura l’attività manifatturiera negli Stati Uniti, scivola ai minimi a dieci anni e manda in rosso i mercati. Con gli investitori sempre più preoccupati che le tensioni commerciali pesino sull’economia mondiale dopo i deludenti dati giunti ieri dagli States e dall’Europa.
E se Wall Street ha chiuso ieri le contrattazioni con un calo dei tre principali indici in ribasso di oltre l’1 per cento, segni meno diffusi questa mattina anche in Europa (Piazza Affari compresa): a Francoforte l’indice Dax cede l’1,12% a 12.126,3 punti, mentre il Cac40 e il Ftse 100 arretrano rispettivamente l’1,28% e l’1,25 per cento.
Ribassi di circa l’1% per l’indice Ftse Mib a 21.706,8 punti. Tra i peggiori del listino milanese Pirelli, Leonardo e Ferragamo che cedono oltre il 2%, mentra tra i migliori da segnalare FiencoBank (+0,96%) e la coppia Ubi Banca e Banco Bpm con rialzi di circa lo 0,62% finite sotto i riflettori per un possibile matrimonio tra i due gruppi. Le sirene di M&A si sono accese dopo le parole dell’AD di Banco BPM, Giuseppe Castagna, secondo cui una fusione con UBI avrebbe senso.
ISM manifattura, un avvertimento per i listini?
Il dato di settembre sulla manifattura americana non ha avuto la forza di rialzare la testa dopo la flessione di agosto, registrando un calo da 49,1 a 47,8 contro attese per una risalita a 50,1. “L’indice rimane sotto la soglia di 50 che discrimina tra contrazione ed espansione dell’attività, attestandosi sul livello più basso da oltre dieci anni (da giugno 2009), mettendo in luce gli effetti negativi della guerra dei dazi USA-Cina e del rallentamento globale”, sottolineano gli esperti dell’ufficio studi di Intesa Sanpaolo. Più nel dettaglio, spiegano ancora gli esperti, “a fronte di un aumento del sotto-indice relativo ai prezzi pagati, che rimane comunque sotto quota 50, il sottoindice relativo all’occupazione è sceso ulteriormente, mantenendosi anch’esso sotto 50”.
“Si può osservare che il manifatturiero negli Stati Uniti ormai rappresenta poco più del 10% dell’economia – commenta Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Partners Sgr -. Ma resta però un settore leading del ciclo, e il rischio è che la debolezza filtri nei servizi, come stiamo cominciando a vedere in Eurozone, dove la contrazione del manifatturiero (che pesa assai di più) è in corso da 8 mesi”. Detto questo, aggiunge Sersale, personalmente sono riluttante ad abbracciare appieno il messaggio di questo Ism, in quanto mi pare che altre survey diano indicazioni meno negative. Un dato che arriva alla vigilia delle attese indicazioni sul mercato del lavoro Usa di venerdì (non farm payrolls, salari e disoccupazione). Oggi c’è un primo assaggio con i nuovi occupati ADP nel settore privato.
Trump sferra nuovo attacco alla Fed
E sempre ieri non è mancato il nuovo taccacco del presidente Usa, Donald Trump, all’indirizzo della Federal Reserve e del suo governatore, Jerome Powell. “Come avevo previsto, Jay Powell e la Federal Reserve hanno permesso al dollaro di diventare troppo forte, soprattutto rispetto a tutte le altre valute, tanto da influenzare negativamente l’attività dei nostri produttori. I tassi della Fed sono troppo alti. Sono i loro peggiori nemici, non ne hanno nemmeno idea di quello che fanno. Patetici!”. Ecco quanto scrive su Twitter il presidente Trump.