Paura recessione e annuncio WTO affondano Wall Street: per Dow Jones e S&P 500 peggior inizio trimestre in più dieci anni
Un Ism manifatturiero Usa che ha scioccato tutto il mondo due giorni fa, seguito dall’annuncio del WTO, l’Organizzazione mondiale del Commercio, che ha approvato il piano di Donald Trump volto a colpire diversi prodotti dell’Unione europea -di un valore complessivo di 7,5 miliardi di dollari – con dazi pari al 25%. Punizione per i presunti aiuti illegali che Bruxelles erogherebbe a favore del colosso aerospaziale francese Airbus.
Per la precisione, in base a quanto trapela dalla black list americana, i prodotti agricoli e industriali saranno colpiti da tariffe del 25%, mentre gli aerei commerciali, faranno fronte a dazi del 10%.
Quel che per ora sembra certo, è che lo schiaffo commerciale sarà sferrato ufficialmente il prossimo 18 ottobre.
La notizia mette ulteriormente sull’attenti gli operatori di mercato, già assediati dalle continue revisioni al ribasso del Pil mondiale e/o dai dati macro snocciolati con cadenza quotidiana, che non fanno altro che certificare quanto l’economia globale stia scontando gli effetti della guerra dei dazi.
L’Ism manifatturiero Usa, per esempio, è scivolato al minimo dal 2019, accentuando le preoccupazioni su una imminente recessione americana. Tanto che, con la notizia dell’annuncio del WTO, i futures sui fed funds ora scommettono su un ulteriore taglio dei tassi di riferimento da parte della Federal Reserve, in occasione della prossima riunione di fine ottobre, con una probabilità del 73%, in rialzo rispetto al 60% del giorno prima.
E la paura che il peggio non sia ancora arrivato viene confermata dal trend degli ultimi due giorni di Wall Street, che ha visto protagonista un crollo dell’indice Dow Jones (sessioni di martedì e mercoledì) di oltre 800 punti.
Da segnalare che l’indice dei titoli industriali ha perso dall’inizio di questo quarto trimestre – praticamente nei primi due giorni di ottobre – il 3,1%, già cancellando il rialzo +1,2% del terzo trimestre. Dall’inizio dell’anno, la crescita rimane solida, pari a +11,8%.
Un articolo della Cnbc mette inoltre in evidenza come lo S&P 500 fosse già sceso nella sessione di martedì scorso (quindi prima dell’annuncio del WTO) al di sotto della media mobile degli ultimi 50 giorni, livello considerato chiave nell’analisi tecnica e osservato da diversi trader.
Bespoke Investment Group ha fatto notare che, per la prima volta nella storia dell’indice, lo S&P ha iniziato ottobre con due sessioni consecuitive di perdite superiori a -1% ciascuna. Il calo complessivo del 2,99% ha confermato il peggior inizio del quarto trimestre peggiore della storia del listino, insieme al -3,01% della flessione dell’inizio del quarto trimestre del 2009, all’apice della crisi finanziaria.
Così come il Dow Jones che, soltanto nella giornata di ieri, ha ceduto più di 500 punti (perdendo -1,86%), portando il bilancio delle prime due sessioni di ottobre a una flessione superiore a -3%: si tratta dell’inizio peggiore di un trimestre, per l’indice, dagli ultimi tre mesi del 2008, quando lil crollo, nell’intero quarto trimestre, fu pari a -19,4%.
Peggiori inizi del quarto trimestre dal 2008-2009 sono stati anche quelli del Nasdaq Composite, che ha perso nei primi giorni di ottobre -2,7%, e del Russell 2000 Index, che ha ceduto -3,1%.
Nel pubblicare il seguente grafico su Twitter, BeSpoke fa notare che il 2008 e il 2009, il 1934 e 1935 sono gli unici altri anni in cui lo S&P 500 ha iniziato il quarto trimestre con una flessione, in due sessioni, superiore a -2%.
Focus anche sull‘indice della paura VIX che, nei primi due giorni di ottobre, è volato del 29%, al di sopra del balzo +24,58% riportato nel quarto trimestre del 1992.
Le prospettive erano già fosche: ora l’annuncio del WTO rende ancora più preoccupante lo scenario, tanto che Vishnu Varathan, responsabile della divisione di economia e strategia presso la banca giapponese Mizuho Bank, ha scritto in una nota che è difficile non bollare il timing e il contenuto dell’annuncio del WTO come “tragici”.
La decisione, a suo avviso, potrebbe far deragliare ulteriormente il commercio globale. E chi esporterà di meno, assumerà di meno e, se si assumerà di meno o, peggio, se si taglieranno ulteriori posti di lavoro a causa dell’erosione della redditività delle aziende, la gente avrà meno soldi per spendere, e dunque i consumi rallenteranno ulteriormente, in un circolo vizioso che reitererà l’erosione dei margini delle aziende, dell’occupazione, dei consumi.