E’ boom di flussi di entrata nel mercato monetario. Mai così alti da crisi globale finanziaria
“I money market fund, ovvero i grandi fondi monetari americani, non hanno mai assistito a un tale livello di flussi in entrata, su base netta, dalla crisi finanziaria globale”. E’ quanto ha fatto notare Pat Keon, analista senior di Lipper Alpha.
I flussi, relativi al terzo trimestre di quest’anno, sono ammontati a un valore che, da quando la società Lipper ha iniziato a raccogliere i dati, ovvero nel 1992, è stato il quarto più alto di sempre, appena dietro i tre che hanno caratterizzato i terzi trimestri consecutivi dell’inizio della crisi finanziaria globale.
Nel terzo trimestre del 2007, i flussi di investimenti verso il mercato monetario sono aumentati, per la precisione, a $319,4 miliardi; nel quarto trimestre di quell’anno, l’incremento è stato di $272,4 miliardi e nel primo trimestre del 2008 pari a +$347,7 miliardi.
Nel terzo trimestre di quest’anno, la crescita è stata di $221,5 miliardi, mentre da inizio anno l’incremento è stato di $349,7 miliardi. Grandi somme, insomma, al record dalla crisi globale di più di dieci anni fa, che sono state convogliate verso gli asset tra i più liquidi presenti sul mercato.
Cosa implica questo valore record? Implica non poco, sottolinea Keon, visto che è proprio nei momenti di avversione al rischio, precedenti lo scoppio di una crisi, che gli investitori preferiscono rimanere alla finestra, optando per la cautela e posizionandosi magari su strumenti finanziari a brevissimo termine (dunque considerati estremamente liquidi, e reputati più sicuri), oppure direttamente sul cash, ovvero sui contanti.
L’impressione è che questi investimenti a basso rischio si stiano presentando in concomitanza con la paura e la cautela che l’economia Usa finisca in recessione prima dell’Election Day del 2020.
Di fatto, dal modello di Rabobank che monitora la probabilità di recessione emerge che il rischio che gli Stati Uniti vengano colpiti da una recessione entro il dicembre del 2020 è pari all’81%, superiore rispetto alle probabilità che il modello rivelò nel 2000, poco prima dell’esplosione della bolla dot-com, e nel 2007, all’alba della crisi finanziaria globale.
Quasi a confermare lo scenario fosco di una rotazione “difensiva” verso gli asset considerati più sicuri, la società Lipper mette in evidenza il trend piuttosto allarmante dei flussi verso i fondi azionari che, nel terzo trimestre, hanno riportato una uscita netta pari a -$72,8 miliardi. Dall’inizio del 2019, su base netta, i flussi in uscita dall’azionario sono stati di $125,6 miliardi, sempre su base netta.