Warren Buffett e il j’accuse dell’azionista di Berkshire. Altro che re Mida investimenti: con Kraft, Visa e Mastercard ha sbagliato tutto
E’ tra i titani del mondo dell’alta finanza di cui si tessono di più le lodi. Per questo, le pesanti critiche che gli sono arrivate nelle ultime ore fanno ancora più notizia. Lui è Warren Buffett, fondatore della holding Berkshire Hathaway, tra le voci più ascoltate dagli investitori, soprattutto dalla platea di chi ragiona in un’ottica di investimenti di lungo termine.
Ma anche il re Mida degli investimenti ha fatto scelte sbagliate, per qualcuno imperdonabili, se si considera la rabbia più che palpabile che è emersa da uno dei soci del colosso da lui creato. Il j’accuse arriva da David Rolfe, azionista da diversi anni di Berkshire Hathaway e responsabile della divisione di investimenti di Wedgewood Partners.
In una lettera inviata ai clienti, Rolfe esprime tutta la sua frustrazione per i soldi non guadagnati o, peggio, persi, a causa delle scelte fatte da Buffett, che viene non solo criticato ma anche disprezzato con l’appellativo “Thumb-sucking (succhia-pollice)”.
“Thumb-sucking non si è sbarazzato della senape di Heinz durante il Grande mercato toro – si legge nella missiva, che continua – Il Grande Toro avrebbe potuto confermarsi un epilogo della madonna per i signori Buffett e Munger (Charlie Munger, vicepresidente di Berkshire Hathaway)”.
E invece, secondo Rolfe, i due manager non sono riusciti a trarre vantaggio dalla fase bullish del mercato.
La frase dell’investitore si riferisce a Kraft Heinz, noto colosso produttore di ketchup e di altre salse che, riconosce un articolo Cnbc, è un investimento che non ha pagato, soprattutto dal 2018, da quando ha perso, praticamente, circa 2/3 del suo valore.
Questi trend “non ispirano fiducia nella capacità di Buffett & Co di dare ancora il massimo”, ha scritto David Rolfe, che ha deciso di dare il benservito all’oracolo di Omaha, vendendo la sua partecipazione in Berkshire Hathaway.
Rolfe parla anche del flop dell’investimento in IBM, di cui Buffett acquistò, nel quarto trimestre del 2011, una quota per un valore di $10,7 miliardi, poi venduta entro l’inizio del 2018, dopo che il titolo aveva perso più del 20%.
Per non parlare delle grandi occasioni perse che, secondo Rolfe, sono state sicuramente Mastercard e Visa visto che, nel corso del mercato toro (ancora in corso) Mastercard ha visto le quotazioni volare di oltre +1800%, mentre Visa ha segnato un rally superiore a +1.300%.
In realtà, Berkshire ha due partecipazioni in entrambi i colossi delle carte di credito, ma loro presenza nel suo portafoglio è piuttosto risicata.
Critiche a parte, c’è da dire che dal mercato toro iniziato ufficialmente nel marzo del 2009, il titolo Berkshire Hathaway non ha certo riportato un ritorno stellare, sottoperformando anzi, seppur in misura lieve, l’indice S&P 500. Ma non si può dire neanche dire che la sua performance sia stata un disastro, visto che le azioni di Classe A sono balzate del 323% (a fronte del +334% dello S&P 500).
Inoltre, Warren Buffett non si struggerà di nostalgia per Rolfe visto che – sottolinea ancora l’articolo della Cnbc – il fondo RiverPark/Wedgewood possiede 48.000 azioni di classe B di Berkshire, per un valore di $10 milioni.
A tal proposito, si potrebbe anche commentare la vicenda con l’espressione “da che pulpito viene la predica”: anche la performance del fondo di David Rolfe è stata tutto fuorché stellare: numeri alla mano, negli ultimi dieci anni e fino al secondo trimestre del 2019 il fondo ha riportato un rendimento annualizzato, al netto delle commissioni, pari a +13,6%, rispetto al ritorno annualizzato dello S&P 500 del 14,7%.
Rolfe ha criticato anche l’attitudine della holding di Warren Buffett di accumulare cash: di fatto, il flusso di cassa del gruppo ha superato la cifra di $120 miliardi entro la fine del secondo trimestre del 2019, toccando il record di sempre.
Nella sua lettera agli investitori, Buffett ha reso nota l’intenzione di fare un’acquisizione “da elefante”, ma ha anche sottolineato che i prezzi, al momento, sono troppo alti. Una quantità così enorme di cash, secondo Rolfe, è un altro “impedimento considerevole alla crescita” di Berkshire Hathaway.