Ucraina, Russia prende controllo centrale nucleare più grande dell’Europa. Wall Street futures giù: Dow Jones -350 punti
Mercati in caduta libera, dopo la notizia del bombardamento della più grande centrale nucleare dell’Europa, situata in Ucraina, da parte delle forze russe di Vladimir Putin. Le forze russe hanno preso il controllo della centrale come annunciato dall’Ispettorato statale nucleare dell’Ucraina, che ha scritto su Facebook che “l’impianto nucleare di Zaporizhzhya è stato preso dalle forze militari della Federazione russa”.
A Wall Street i futures sul Dow Jones arretrano di 335 punti, i futures sullo S&P perdono lo 0,96% a 4.318, mentre i futures sul Nasdaq cedono lo 0,90% a 13.904.
A essere attaccato è stato l’impianto nucleare di Zaporizhazhia, costruito tra il 1984 e il 1995, il più grande in Europa e il nono nel mondo: ha sei reattori, ognuno dei quali genera 950MW, per una produzione totale di 5.700MW, energia sufficiente per quattro milioni di abitazioni.
Nessun reattore nucleare sarebbe stato colpito, così come il livello delle radiazioni nel sito non sarebbe elevato. Mentre i combattimenti proseguono, la capitale Kiev rimane ancora nelle mani dell’Ucraina, sebbene siano arrivate notizie di ulteriori bombardamenti che avrebbero colpito altre città del paese.
Il focus rimane sui prezzi delle commodities, che continuano a schizzare verso l’alto, scontando l’escalation delle tensioni geopolitiche. Fattori come la chiusura dei porti ucraini, il combattimento tra forze ucraine e russe in diverse città importanti dell’Ucraina e l’ampliamento delle sanzioni contro la Russia hanno portato i buyer di petrolio e di gas, ma anche di grano e di metalli, a cercare alternative.
Il problema è che, insieme, Russia e Ucraina incidono per poco meno del 30% sulle forniture globali di grano, e la Russia è anche un grande esportatore di gas, alluminio, nichel e altri metalli.
I futures sul grano più attivi sul Chicago Board of Trade sono balzati così questa settimana del 40%, riportando il guadagno settimanale più sostenuto della storia, i prezzi del mais sono volati del 16% e quelli della soia sono saliti del 5%. Focus anche sui prezzi del petrolio, con il Brent che balza oltre quota $112 e il WTI che oscilla al di sopra di $110. Da segnalare tuttavia che nella giornata di ieri le quotazioni dell’oro nero hanno testato valori superiori, con il Brent che si è avvicinato fino a quota $120.
“Il sentiment nei confronti del rischio rimane fragile e oscilla a seconda nelle notizie che arrivano dalla Russia e dall’Ucraina, così come a seconda delle notizie sulle decisioni delle banche centrali, che sembrano impegnate ad alzare i tassi, e che stanno anche individuando rischi al rialzo per l’inflazione”, ha commentato Tapas Strickland, economista National Australia Bank, in una nota riporata dalla Cnbc.
Oggi sarà reso noto l’atteso report occupazionale di febbraio: gli economisti intervistati da Dow Jones prevedono una crescita di 440.000 nuovi posti di lavoro e un calo del tasso di disoccupazione al 3,9%. I salari orari sono attesi in crescita del 5,8% su base annua, a conferma di come l’inflazione, negli Stati Uniti, continui a rimanere alta.