WeWork salvata da Softbank. Ma il salvagente cancella $39 miliardi di valutazione
Softbank lancia il salvagente a WeWork, la società americana che affitta spazi di co-working per gli uffici, a corto di fondi e reduce dal flop dell’Ipo di settembre (che alla fine non c’è stata).
Il gruppo è stato costretto ad annunciare lo scorso mese la decisione di ritirare il piano per sbarcare in Borsa, a causa della sua valutazione, considerata eccessiva, e guardata con grande scetticismo dal mercato.
Un articolo pubblicato sul sito della Cnbc addossa la responsabilità dei recenti guai di WeWork proprio alla holding giapponese.
La conglomerata fece il suo primo investimento in WeWork nel novembre del 2018, iniettando una liquidità iniziale di 3 miliardi di dollari. Successivamente puntò sul gruppo, nel gennaio del 2019, altri $2 miliardi. In questo lasso di tempo, il colosso giapponese portò la valutazione di WeWork da $20 miliardi a $47 miliardi. In altre parole, scrive l’articolo della Cnbc, l’investimento di Softbank fissò un valore di We Work superiore di $27 miliardi rispetto a quello che avrebbe dovuto avere.
‘WeWork is in a cash crunch’, scriveva tra l’altro poche ore fa il New York Times, ricordando come la società avesse dichiarato di possedere una liquidità di $2,5 miliardi alla fine di giugno, ma anche come la stessa stesse bruciando milioni di dollari ogni mese. Tanto che il Wall Street Journal aveva reso noto che il gruppo era stato costretto anche a posticipare una serie di tagli alla forza lavoro, perchè non avrebbe potuto permettersi di pagare le liquidazioni ai dipendenti che sarebbero stati messi alla porta.
Nessuno si oppose a quella valutazione da $47 miliardi che venne fissata a gennaio di quest’anno dalla holding giapponese. Anzi, la Cnbc riporta che ancora più ambiziosi erano gli obiettivi di altri titani pronti ad afferrare la preda: Jp Morgan, Morgan Stanley e Goldman Sachs si erano per esempio dette convinte di poter trovare investitori tali da portare la valutazione del gruppo a salire tra i $60 miliardi e i $100 miliardi.
Ora la situazione è tale che, come scrive il New York Times, WeWork’s Lifeline Could Wipe $39 Billion Off Its Valuation, ovvero il salvagente lanciato a WeWork potrebbe cancellare $39 miliardi dalla sua valutazione.
Riguardo ai termini finanziari dell’accordo con Softbank, resi noti dalla stessa WeWork, il colosso giapponese fornirà al gruppo un nuovo finanziamento da $5 miliardi e fino a $3 miliardi di offerta agli azionisti esistenti.
Softbank velocizzerà anche l’iter per un ulteriore finanziamento a cui si era impegnata, per un valore di $1,5 miliardi. In questo modo, la quota finale che rileverà in WeWork sarà pari all’80%.
Il presidente e ceo di Softbank, il miliardario Masayoshi Son, ha riferito in un comunicato stampa che “Softbank ritiene fermamente che il mondo stia attraversano una massiccia trasformazione nel modo in cui si lavora e che We Work sia in prima linea in questo processo di trasformazione“.
Sta di fatto che la holding valuta sostanzialmente WeWork 8 miliardi di dollari, dando ragione a quei $39 miliardi di valutazione indicati dal New York Times, che di fatto vengono cancellati rispetto a quei $47 miliardi di valutazione riconosciuti a WeWork dalla stessa Softbank.
La Cnbc non fa sconti alle responsabilità della holding: WeWork’s $47 billion valuation was always a fiction created by SoftBank, ovvero “La valutazione di $46 miliardi riconosciuta (da Softbank) a WeWork è stata sempre una finzione creata da Softbank” e parla di Masayoshi Son, ceo della holding nipponica, come di “mafia boss”.
In base ai termini dell’accordo, il co-fondatore Adam Neumann lascerà il board ma otterrà lo status di “osservatore”. All’ex ceo non si può dire che le cose, alla fine, siano andate male, visto che incasserà da SoftBank fino a $970 milioni in cambio del suo pacchetto azionario, a seconda di quante azioni vorrà disfarsi più una somma aggiuntiva di $185 milioni come “commissione di consulenza”. Che sostanzialmente, spiega la Cnbc, è un bonus riconosciutogli da Softbank per aver preferito l’offerta giapponese a quella di JP Morgan, pari a $5 miliardi.