Mediobanca, Nagel: ‘Noi dipendiamo da Generali? Dà ottimo rendimento ma è l’opposto’
Mediobanca sotto i riflettori a Piazza Affari nel giorno dell’assemblea degli azionisti, chiamata ad approvare il bilancio chiuso al 30 giugno. A inizio assemblea, dalle risultanze del libro soci letto dal presidente Renato Pagliaro, è stato comunicato che il patron di Luxottica Leonardo Del Vecchio è salito al 7,52% nel capitale di Mediobanca rispetto al 6,94% comunicato a settembre. E’ stata confermata la quota del primo socio Unicredit all’8,81% mentre il gruppo Bollorè è sceso al 6,73% rispetto al precedente 7,85%.
Sono rimaste stabili le quote di Blackrock (4,98%) e Mediolanum (3,28%). A rappresentare il patron di Luxottica in assemblea – Del Vecchio è diventato così il secondo azionista c’è Romolo Bardin, Ad della holding Delfin.
“Al momento non si prevede alcun aumento di capitale”. Così ha detto il numero uno di Mediobanca, Alberto Nagel, interpellato dai giornalisti in occasione dell’assemblea.
Riguardo ai rumor su un possibile interesse per Fineco e Banca Generali, Nagel ha sottolineato: “Mediobanca è da anni impegnata ad accelerare la crescita dei propri business anche con M&A. Detto ciò Fineco e Banca Generali sono due operatori italiani di rilievo e di successo, avendo iniziato un percorso 20 anni prima di CheBanca!, da cui traiamo anche spunti operativi per le nostre operazioni”.
Parlando dei risultati di bilancio nello specifico, il ceo di Piazzetta Cuccia ha definito l’esercizio 2018/2019 di Mediobanca “particolarmente positivo per ricavi, patrimonializzazione, redditività e margini operativi”.
“La banca – ha aggiunto Nagel – ha mutato il suo perimetro d’azione e i suoi business e questo mutamento fa fronte molto bene alla situazione di debole crescita economica e di tassi negativi”.
Auspicata la continuità nell’indipendenza di Generali e la base in Italia:
“Ritengo che le Generali siano gestite in maniera efficace e corretta, i risultati si vedono sia dal punto di vista dell’utile sia del titolo. Io spero che rimangono indipendenti e con base in Italia”. Detto questo, Nagel ha tenuto a fare una precisazione:
“Noi dipendiamo da Generali? E’ l’opposto. Nell’ultimo decennio, anche già dal 2005, il gruppo è cresciuto talmente tanto in altre componenti che la componente Generali si è diluita. Sono osservazioni che erano vere dieci anni fa, quando Generali rappresentava il 25% dei ricavi del gruppo, oggi è la metà, il 12%. Generali ha una ancora funzione molto positiva perché è un investimento che ha un rendimento del 15% ma la nostra dipendenza da Generali è venuta molto meno rispetto al passato”.
Insomma, Generali “dà un ottimo rendimento, pari al 15% sul capitale allocato” ma Mediobanca non è legata da alcun rapporto di “dipendenza” nei suoi confronti.