Ue pronta a rispondere a minacce gas Russia con maxi emissione bond per energia e difesa
L’Europa pronta a lanciare un’emissione storica di bond per finanziare i settori di energia e difesa e per rispondere così alle minacce della Russia di Vladimir Putin di chiudere i rubinetti di petrolio e gas natutale.
Da Mosca è arrivata di fatto la minaccia paventata da settimane: il blocco delle forniture di gas che arrivano all’Europa attraverso il gasdotto Nord Stream 1.
La minaccia è stata sbandierata dal vice premier russo Alexander Novak, che ha ricordato la decisione della Germania, il mese scorso, di fermare la certificazione del gasdotto Nord Stream 2:
“Abbiamo oggi diritto di prendere una decisione speculare e di imporre un embargo sul gas che attraversa il gasdotto Nord Stream 1”.
Il vicepremier russo ha precisato che finora Mosca non ha preso alcuna decisione in merito, e che il gasdotto opera “al massimo della sua capacità”.
Ma certo l’Europa, nota per la sua dipendenza dal petrolio e gas russi, trema. E trema al punto che si rende conto che, ora più che mai, deve agire per evitare che l’eventuale chiusura di quei rubinetti dalla Russia si traduca in un caro-bolletta insostenibile per i suoi cittadini e per la sua industria, provocando uno shock energetico senza precedenti e concretizzando lo spettro della stagflazione.
Da Ue piano per emissione congiunta bond per finanziare energia e difesa
Arrivano le indiscrezioni di Bloomberg secondo cui, proprio per scongiurare il disastro, l’Unione europea sarebbe pronta a presentare un piano per l’emissione congiunta di bond su larga scala per finanziare le spese di energia e difesa.
Secondo quanto riportato da Bloomberg, la proposta potrebbe essere presentata dopo la riunione di emergenza del Consiglio europeo, che si terrà i prossimi 10-11 marzo a Versailles, in Francia.
I funzionari europei starebbero studiando il modo in cui l’emissione di debito congiunto potrebbe avvenire, valutando anche l’entità delle risorse da raccogliere.
“Dobbiamo trovare nuovi strumenti per far fronte ai nuovi problemi che questa crisi ha posto”, aveva detto ieri sera il commissario agli Affari economici Ue Paolo Gentiloni, in un intervento al Parlamento europeo.
Sempre ieri, in risposta a quanto il segretario di Stato Usa Antony Blinken aveva detto – ovvero che l’Occidente starebbe valutando di imporre un embargo sul petrolio e sul gas russi – la Germania di Olaf Scholz aveva frenato sull’ipotesi di sanzionare le materie prime made in Russia.
“L’Europa ha deliberatamente esentato dalle sanzioni le forniture di energia che arrivano dalla Russia. Rifornire l’Europa di energia per la generazione del riscaldamento, per la mobilità, l’elettricità e l’industria non è qualcosa che può essere assicurato in un altro modo, in questo momento. (Questa energia) è dunque di vitale importanza per garantire i servizi pubblici e per le vite di tutti i giorni dei nostri cittadini”. Sul no all’embargo, sarebbe favorevole anche il presidente del Consiglio Mario Draghi.
Detto questo, a Bruxelles e non solo si sa bene che l’Europa, soprattutto con lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, deve iniziare a guardare a valide alternative alle commodities russe.
Che l’embargo venga posto dall’Europa, o che sia la Russia a dire stop alle sue forniture, la spada di Damocle di un’interruzione dell’offerta russa pende direttamente sulla testa dell’Europa.
Oggi Mosca ha alzato la voce, presentando uno scenario in cui i prezzi del petrolio potrebbero volare a un livello più che doppio rispetto a quello attuale, fino a 300 dollari al barile. Sempre il vicepremier russo Novak ha avvertito che è”assolutamente chiaro che la messa al bando del petrolio russo si tradurrebbe in conseguenze catastrofiche per il mercato globale”. “Il balzo dei prezzi del petrolio sarebbe imprevedibile – ha aggiunto Novak – (i prezzi) potrebbero arrivare a $300 se non oltre”.
Interpellato da Bloomberg, un portavoce della Commissione Ue si è rifiutato di rilasciare commenti sul piano a cui l’Europa starebbe lavorando, ma ha confermato che i funzionari continuano a monitorare la situazione e sono pronti a reagire al cambiamento delle circostanze.
L’emissione congiunta di bond, hanno riferito altri funzionari Ue, vedrebbe in ogni caso la Commissione europea emettere bond per poi canalizzare i ricavi agli stati membri sotto forma di prestiti, al fine di consentire ai paesi membri stessi di finanziare le spese da sostenere per la difesa e per l’energia.
Una opzione potrebbe essere quella di lanciare i bond replicando lo schema dei bond SURE, ovvero il piano che venne lanciato per finanziare le iniziative a supporto dell’occupazione Ue a seguito dello shock economico seguito alla pandemia Covid-19.
Ieri le parole di Blinken hanno portato il petrolio Brent a balzare a un passo da $140 al barile, a $139,13 durante le contrattazioni dei mercati asiatici, record dal luglio del 2008, con un rally pari a +20%, che si è poi affievolito nelle ultime ore proprio a seguito delle dichiarazioni di Scholz.
Sempre ieri il WTI è schizzato anch’esso al valore più alto degli ultimi 13-14 anni, fino a $130,50.
Sul mercato olandese, la paura dell’embargo contro le forniture russe ha portato i prezzi del gas naturale a testare un nuovo record di sempre fino al massimo assoluto di 345 euro al megawattora, con un balzo pari a +80%.