News Notizie Notizie Italia Vodafone, Tim e Wind sotto accusa per ricariche premium, esposto ad Agcom e Antitrust

Vodafone, Tim e Wind sotto accusa per ricariche premium, esposto ad Agcom e Antitrust

5 Novembre 2019 16:00

Compagnie di telefonia mobile di nuovo sotto accusa. Questa volta nel mirino ci sono le ricariche telefoniche offerte da Vodafone, Tim e Wind Tre che di recente hanno modificato i tagli da 5 o 10 euro finora utilizzati dagli utenti per ricaricare il proprio credito, sostituendoli o affiancandoli con delle ricariche cosiddette “premium”, le quali prevedono servizi a pagamento aggiuntivi addebitati direttamente attraverso una riduzione del credito acquistato. “Cercano nuovi espedienti finalizzati ad ottenere guadagni ingiusti e aggiuntivi sulle spalle dei propri clienti”, denuncia il Codacons attraverso un esposto ad Agcom e Antitrust in cui si chiede di aprire una istruttoria su Tim, Vodafone e Wind per la possibile fattispecie di pratica commerciale scorretta.

In sostanza se l’utente ricarica la propria SIM di 5 euro utilizzando queste nuove ricariche, riceverà solamente 4 o 3 euro di credito, perché i restanti 1 o 2 euro verranno usati dagli operatori per attivare in modo automatico promozioni o bonus, come chiamate e traffico internet illimitati per 24 ore. La stessa cosa avviene con la ricarica da 10 euro: solo 9 euro si trasformeranno in credito sulla Sim, mentre 1 euro sarà incamerato automaticamente dal gestore per servizi “premium”. Tutto ciò – denuncia il Codacons – avviene senza che il consumatore in fase di acquisto sia stato adeguatamente informato circa la nuova prassi, e solo dopo aver ricaricato il proprio credito (e speso soldi) si accorgerà della sottrazione di 1 o 2 euro. L’utente, inoltre, non ha possibilità di scegliere se accettare o meno i servizi aggiuntivi offerti da tali nuove ricariche, servizi di cui spesso non ha alcun bisogno.

Per tale motivo il Codacons ha presentato un esposto ad Antitrust e Autorità per le comunicazioni, chiedendo di aprire una istruttoria su tale nuova prassi che, a tutti gli effetti, sembra studiata dai gestori per recuperare le minori entrate garantite dalle illegali bollette a 28 giorni, e procedere nei confronti degli operatori telefonici per la possibile fattispecie di pratica commerciale scorretta.

La questione era già stata sollevata da Altroconsumo settimana scorsa relativamente al caso delle ricariche di Vodafone da 5 e 10 euro.