Saudi Aramco: con l’Ipo lo 0,5% capitale in Borsa, analisti valutano colosso $1,2-$2,3 trilioni
Resi noti ulteriori dettagli sull’Ipo tra le più attese a livello mondiale: quella dell’araba Saudi Aramco, più volte rimandata e ora finalmente vicina a essere lanciata dal Regno Saudita che la controlla. Il colosso petrolifero numero uno al mondo collocherà in Borsa lo 0,5% del suo capitale, in quella che potrebbe confermarsi la più grande Ipo della storia. Il prospetto informativo è stato pubblicato sabato scorso, dando ulteriori informazioni sul collocamento, ma senza rivelare, ancora, l’importo della transazione.
Saudi Aramco ha comunicato che il processo per collocare azioni in Borsa inizierà il prossimo 17 novembre, per concludersi il 4 dicembre. Il prezzo finale dell’offerta, così come il numero e la percentuale delle azioni che saranno vendute, saranno determinati alla fine di quel periodo. Il giorno tanto atteso dello sbarco ufficiale dovrebbe essere l’11 dicembre.
Il gigante ha avvertito che eventi come il terrorismo ed episodi di conflitti armati potrebbero avere un impatto significativo sul prezzo delle sue azioni. A tal proposito, vale la pena di ricordare come i pesanti attacchi a due grandi raffinerie di Aramco abbiano provocato, a settembre, forti sbandate ai prezzi del petrolio, mettendo a rischio il progetto di debutto in Borsa della stessa società. (e non era certo la prima volta, visto che il piano era stato spesso posticipato, in realtà più, sembra, per ragioni attinenti alla valutazione, che per motivi geopolitici).
Saudi Aramco punta a essere valutata in toto $2 trilioni. Ma molti analisti e banchieri hanno sempre ritenuto che una valutazione complessiva di 1,5 trilione di dollari fosse più a portata di mano. In media, ci sono però anche analisti che guardano a una valutazione compresa $1,2 trilioni e $2,3 trilioni.
Dal prospetto emerge – riporta il sito Cnbc – che gli investitori individuali avranno tempo fino al prossimo 28 novembre per richiedere le azioni e che, per l’appunto, sarà collocato “fino allo 0,5%” dei titoli. Saudi Aramco ha confermato i piani per pagare dividendi aggregati e annuali in contanti di almeno 75 miliardi di dollari, a partire dal 2020, in aggiunta ad altri dividendi.
Tuttavia, per ovvi motivi, gli investitori non possono ancora farsi un’idea dei dividend yield, ovvero del rapporto tra l’ultimo dividendo annuo per azione e il prezzo del titolo, rispetto a quelli percepiti dagli azionisti di altre società, almeno fino a quando non potranno conoscere in modo chiaro la valutazione di Saudi Aramco e delle sue azioni.
Per fare un paragone, il dividend yield dell’americana Exxon Mobil è pari al 4,92% (basandosi sul prezzo di chiusura di venerdì scorso, pari a $70,77 per azione); quello di Chevron è del 3,94%; quello di BP del 6,28%.
Tornando agli aspetti tecnici dell’Ipo, il governo saudita dovrà rispettare un periodo di lockup di sei mesi su eventuali ulteriori vendite di azioni. Tra i sottoscrittori dell’operazione, JP Morgan, Goldman Sachs, Citigroup e Morgan Stanley.
La scorsa settimana, Saudi Aramco ha reso noto di avere intenzione di quotare i suoi titoli al mercato azionario saudita, ovvero al Tadawul. Vero regista dell’operazione è il principe saudita Mohammed bin Salman, con l’Ipo tra le pietre miliardi del piano di riforma economica da lui promosso, ribattezzato “Vision 2030″.
Riuscire a vendere sul mercato una fetta di Saudi Aramco viene considerato obiettivo cruciale per Riad, in particolare per rendere l’Arabia Saudita meno dipendente dal fatturato ricavato con le vendite di petrolio.