Piazza Affari alle corde a inizio dicembre, Enel & co. pagano risalita tassi
Piazza Affari soffre con utility e non solo in forte calo. L’indice Ftse Mib è scivolato nell’ultima ora sotto i 23 mila punti con un calo giornaliero dell’1,4%.La prima seduta del mese sta vedendo una marcata volatilità con diversi titoli in affanno. In particolare soffrono le utility con Enel e Terna arrivate a cedere quasi il 3%, mentre Italgas fa ancora peggio a -3,7%. Sulle utility pesa probabilmente anche il movimento avverso dei titoli di Stato con il sell-off su Bund e Btp – con conseguente aumento dei rendimenti – che penalizza il settore, tradizionalmente molto sensibile ai movimenti dei tassi. Vendite diffuse oggi anche su Poste (-2,26%) e Leonardo (-3,58%).
Sull’obbligazionario lo spread Btp/bund risulta in lieve salita a 162 pb con il tasso del Bund decennale risalito a -0,28% e quello del Btp a 1,34% (massimi a 3 mesi e mezzo).
Novembre d’oro sui mercati, ma non mancano le incognite
Piazza Affari è reduce da un novembre molto positivo (+2,49%), archiviando il nono mese positivo del 2019 e portando a quasi +27% il saldo 2019 per l’indice guida milanese. Da inizio anno le Blue Chips migliori risultano Azimut (+140,19%), Amplifon (+89,04%), Stmicroelectronics (+82,34%), Ferrari (+76,77% e divenuta la 5° maggior società per capitalizzazione) e Diasorin (+71,57%), mentre gli unici segni meno sono Pirelli & C (-8,2%) ed Eni (-0,25%).
Equita sottinea oggi nel suo Monthly report come l’ondata di liquidità è un fattore che ha trainato al rialzo i mercati anche più delll’ottimismo sui dazi e la tornata di M&A. Le basi monetarie M1/M2 in USA sono salite del 12% (tasso annualizzato) nelle ultime quattro settimane, ma questa liquidità non si sta trasferendo all’economia reale per un approccio più cauto delle banche, intimorite dai primi segnali di erosione della qualità del credito (soprattutto auto loans)”. Intanto la volatilità è scesa ulteriormente (VIX -6% a 12, molto vicini ai livelli di settembre 2018).
Tuttavia, Equita mette in evidenza tre elementi di incertezza da non sottostimare. In primis i segnali di un punto di svolta dell’industria globale, che il mercato sta iniziando a scontare, sono deboli e contrastati, così come i messaggi sul fronte geopolitico; secondo, il FMI ha evidenziato la vulnerabilità del debito corporate nelle principali economie avanzate (applicando uno scenario di stress test simile all’ultima recessione globale, $19trn di debito corporate sarebbero a rischio default, quasi il 40% del debito totale in 8 grandi economie); terzo, Equita non vede segnali evidenti di un’accelerazione di politiche fiscali da parte dei Paesi dell’EU, che potrebbero rappresentare un elemento positivo per i mercati.