Popolare di Bari, Bankitalia si difende: ‘aggravamento situazione segnalato più volte a Mef’
“L’aggravamento della situazione aziendale della BPB (Banca Popolare di Bari) è stato più volte portato all’attenzione anche del Ministro dell’Economia e delle Finanze (lettere del 27 febbraio, 3 maggio, 2 ottobre e 26 novembre 2019)”. Così Bankitalia, in un documento che approfondisce la sua attività ispettiva condotta in questi anni sulla Popolare di Bari. Bankitalia ricorda l’attività di controllo che in questi ultimi anni ha continuato a esercitare su Popolare di Bari, in risposta alle polemiche sulla sua attività di vigilanza, insieme a quella della Consob.
“Nel 2010 la Banca Popolare di Bari (BPB) viene assoggettata ad accertamenti ispettivi, che si concludono con una valutazione ‘parzialmente sfavorevole’; le verifiche evidenziano, in particolare, carenze nell’organizzazione e nei controlli interni sul credito. La Banca d’Italia vieta alla BPB di espandere la propria attività e impone un requisito patrimoniale specifico.
“Nel 2011-12 l’azione della Vigilanza si concentra sull’efficacia e funzionalità del sistema dei controlli interni. Gli esponenti aziendali vengono richiamati all’esigenza di rafforzare i presidi a fronte dei rischi di liquidità e compliance, rilevati nel corso dell’ispezione; viene inoltre richiesta una specifica indagine alla funzione di Internal Audit della BPB.
Nel 2013 la BPB viene nuovamente sottoposta ad accertamenti ispettivi mirati sul rischio di credito, sulla governance aziendale, sul sistema dei controlli interni e sulle tematiche di compliance. Le verifiche mettono in luce progressi rispetto a quanto riscontrato durante l’ispezione del 2010. Viene peraltro evidenziato il permanere di alcune aree di debolezza, per il cui superamento la banca programma un piano di iniziative di rimedio. La Vigilanza richiede alla funzione di Internal Audit e al Collegio Sindacale una specifica verifica sull’efficacia di questo piano; ne emerge la sostanziale idoneità delle misure adottate nonché il rispetto della tempistica programmata. In considerazione degli interventi posti in essere e delle relazioni fornite dall’internal audit e dal Collegio Sindacale, nel giugno 2014 vengono rimossi i suddetti provvedimenti restrittivi.
Nel luglio 2014 la Banca d’Italia autorizza la BPB ad acquisire il controllo di Banca Tercas; al fine di garantirne la sostenibilità, l’intervento viene accompagnato da un contributo di €330 mln alla BPB da parte del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD). L’ammontare viene definito in esito a una specifica due diligence e a una contrattazione tra la BPB e il FITD. Il coinvolgimento della BPB nell’operazione di acquisizione del gruppo Tercas si configura come un intervento di ‘salvataggio’ volto alla salvaguardia dell’interesse dei depositanti e al rilancio commerciale del gruppo abruzzese.
Nella primavera del 2015 l’intervento del FITD a favore della BPB diviene oggetto di contestazione da parte della Commissione Europea per la sua presunta configurabilità come aiuto di stato. Per superare tale ostacolo l’intervento citato viene sostituito con uno di corrispondente ammontare erogato dal neo-istituito Ramo volontario dello stesso FITD. La realizzazione di quest’ultima operazione ritarda però i tempi di integrazione tra la BPB e Tercas, con significative conseguenze negative sulla attività di entrambi gli istituti. Solo nel 2019 il Tribunale dell’Unione annulla la decisione dell’Antitrust UE sugli aiuti a Banca Tercas. La Commissione europea decide di appellare la sentenza”.
Sotto il profilo strategico, l’operazione di acquisizione di Tercas si inserisce nel processo di sviluppo lungo la dorsale adriatica del Paese all’epoca previsto nel Piano industriale della BPB. Lo stesso piano industriale prevede un programma di ricapitalizzazione pluriennale volto a sostenere lo sviluppo del gruppo bancario, sollecitato anche dalla Vigilanza, che aveva richiesto alla BPB di pianificare specifiche iniziative finalizzate a mantenere requisiti patrimoniali adeguati.
Nel biennio 2014-15 la banca realizza un’operazione di rafforzamento patrimoniale di complessivi €550 mln, tra emissioni di nuove azioni (330 mln) e collocamento di obbligazioni subordinate (220 mln).
In connessione con la riforma delle banche popolari (DL 24.1.2015, n. 3; L. 24.3.2015, n. 33) e in relazione anche al ridimensionamento delle prospettive reddituali, l’Assemblea dei soci chiamata ad approvare il bilancio 2015 delibera la riduzione da € 9,53 a € 7,5 del valore unitario delle azioni della BPB; ne seguono un malcontento della base sociale e richieste di vendita delle azioni: al 20.12.2016 queste ultime riguardano 38,9 milioni di azioni, pari a un quarto del capitale sociale. Rileva al riguardo l’entrata in vigore, nel 2014, delle norme comunitarie in materia di vigilanza prudenziale che, rispetto al passato, impongono limiti più stringenti alle possibilità di riacquisto azioni da parte delle banche.
Nei primi mesi del 2016 la Banca d’Italia richiede alla BPB di svolgere una indagine sulle eventuali connessioni tra finanziamenti e sottoscrizioni delle suddette nuove azioni e obbligazioni (il fenomeno delle cosiddette ‘operazioni baciate’).
Nel giugno 2016 la Banca d’Italia avvia nuovi accertamenti ispettivi mirati ai profili di adeguatezza patrimoniale e del credito, che si concludono nel novembre 2016 con un giudizio “parzialmente sfavorevole”. L’ispezione evidenzia significativi ritardi nella realizzazione delle misure di rafforzamento dei mezzi propri rispetto agli obiettivi prefissati ed esigenze di rafforzamento nel sistema dei controlli sui crediti. Inoltre, si rileva che l’azione di indirizzo e controllo dell’Organo amministrativo e dell’Esecutivo della Capogruppo non è stata pienamente adeguata ad affrontare le accresciute complessità derivanti, tra l’altro, dall’ampliamento del perimetro operativo conseguito con l’acquisizione del gruppo Tercas. Non emergono significative evidenze di operazioni ‘baciate’. L’ispezione della Banca d’Italia rileva anche irregolarità nei profili di competenza della Consob (trasparenza dei comportamenti nel campo dei servizi di investimento, e in particolare nel collocamento del menzionato aumento di capitale del 2014-15), per le quali successivamente la Consob irroga alla banca sanzioni amministrative per circa € 2 mln.
Nel dicembre 2016, per effetto delle Ordinanze del Consiglio di Stato che sospendono l’attuazione della riforma delle banche popolari, si interrompe il processo di trasformazione della BPB in società per azioni (trasformazione che viene invece completata dalla gran parte delle popolari interessate dal provvedimento).
Viene quindi meno una condizione importante per raccogliere capitale di rischio, dato che la raccolta di mezzi patrimoniali sul mercato è ostacolata dallo status di società cooperativa e dal principio del voto capitario. In considerazione anche delle ampie incertezze gravanti sul quadro normativo di riferimento, in questa fase una eventuale trasformazione volontaria in società per azioni avrebbe potuto condizionare la gestione ordinata delle eventuali richieste di rimborso dei soci recedenti, con rischi per la stabilità patrimoniale dell’intermediario.
Con lettera contestuale del 15 marzo 2017 la Vigilanza sottolinea che la BPB ha bisogno di un rafforzamento patrimoniale e della governance con l’ingresso di elementi con specifiche competenze in materia bancaria e finanziaria; invita inoltre il Presidente a dar corso ai propositi di rassegnare le proprie dimissioni, che lui stesso aveva manifestato con lettera del febbraio 2017; si reitera infine la richiesta di rafforzare il comparto creditizio e di contenere i costi. Le richieste di rafforzamento patrimoniale vengono ribadite agli esponenti aziendali nell’incontro del 28 settembre 2017 e con lettera di intervento del successivo 8 novembre.
Nei primi mesi del 2018, in pendenza del processo di trasformazione societaria obbligatoria, che avrebbe consentito alla banca di gestire il rimborso ai soci in caso di recesso, l’intermediario elabora alcuni progetti alternativi di trasformazione societaria volti a escludere il rischio di rimborso, nonché ipotesi di integrazione con altre popolari ‘less significant’ operanti nel centro-sud. Le analisi effettuate dalla Vigilanza evidenziano tuttavia i rilevanti rischi legali di questi progetti, che vengono pertanto accantonati. In varie occasioni nel corso dell’anno la banca comunica contatti con investitori potenzialmente interessati all’ingresso nel proprio capitale, contatti che tuttavia non si concretizzano. Seguono diversi incontri con i vertici della banca, nei quali la Vigilanza ribadisce la necessità di una ricapitalizzazione; di un rilancio operativo; di un incremento della redditività; di mantenere un adeguato ammontare di liquidità; di un’attenta valutazione dell’adeguatezza degli accantonamenti a fronte di crediti deteriorati, soprattutto per le cosiddette inadempienze probabili (crediti a imprese in temporanea difficoltà).
Nel 2018 il processo di trasformazione societaria attraversa fasi alterne. Nel frattempo si registra una accelerazione del deterioramento della situazione aziendale: il primo semestre si chiude con una perdita consolidata di circa €140 mln (l’esercizio 2017 si era chiuso sostanzialmente in pareggio), dovuta alla svalutazione degli avviamenti e ad accantonamenti sulle principali esposizioni creditizie; i coefficienti patrimoniali diminuiscono al di sotto dei valori target fissati dalla Vigilanza (cfr. appendice).
Con lettera del novembre 2018 la Banca d’Italia, nell’evidenziare l’inadeguatezza del percorso di nristrutturazione aziendale, invita gli organi aziendali a comunicare gli eventuali sviluppi nella ricerca di potenziali investitori nel capitale della Capogruppo e i progressi nel progetto di integrazione con altre banche popolari. Inoltre, richiede alle funzioni di controllo interno della banca di condurre una verifica sulla correttezza della classificazione e degli accantonamenti sulle esposizioni nei confronti dei maggiori gruppi affidati.
Il peggioramento del portafoglio creditizio e la sostanziale stasi operativa determinano la chiusura dell’esercizio 2018 con una perdita consolidata di €430 mln. I coefficienti patrimoniali diminuiscono ulteriormente, attestandosi al di sotto della riserva di conservazione del capitale.
All’inizio del 2019 emergono forti conflittualità tra Presidente dell’organo amministrativo e le componenti a lui riconducibili, da un lato, e l’Amministratore delegato, i componenti del Comitato di Controllo Interno e Rischi, il Presidente del Collegio sindacale, dall’altro. Si determina un vero e proprio stallo gestionale.
Nel giugno 2019 la Banca d’Italia avvia una procedura sanzionatoria amministrativa nei confronti dell’intermediario e di alcuni dirigenti ed ex dirigenti, per carenze nei controlli relativi al processo creditizio.
Nel secondo trimestre del 2019, a seguito dell’introduzione dell’incentivo fiscale previsto dal c.d. Decreto Crescita, l’intermediario intensifica i tentativi di aggregazione. Nella prima metà del 2019, in numerosi incontri svoltisi in rapida successione, la Vigilanza sottolinea agli esponenti aziendali la necessità di preservare la coesione nella governance in una fase particolarmente delicata per la banca. Inoltre, in vista del parziale rinnovo del Consiglio di amministrazione, nel maggio 2019 la Banca d’Italia trasmette una lettera di intervento al Collegio sindacale e al CdA per sottolineare la necessità di inserire nel CdA elementi dotati di autorevolezza, reputazione e adeguati requisiti di esperienza. Il CdA registra un parziale rinnovo a fine luglio 2019.
Il 18 giugno 2019 vengono avviati presso la capogruppo accertamenti ispettivi di vigilanza a spettro esteso. L’ispezione si concentra in una prima fase sul ricambio della governance, avvenuto a fine luglio, per poi passare all’analisi della qualità del credito.
I risultati, ufficializzati a dicembre, evidenziano l’incapacità della nuova governance di adottare con sufficiente celerità ed efficacia le misure correttive necessarie per superare la stasi operativa e riequilibrare la situazione reddituale e patrimoniale della BPB. Emergono inoltre gravi perdite patrimoniali che portano i requisiti prudenziali di Vigilanza al di sotto dei limiti regolamentari”.