Notizie Notizie Italia Le Spac e la loro seconda vita? Per Strocchi la parola d’ordine è sempre ‘innovare’  

Le Spac e la loro seconda vita? Per Strocchi la parola d’ordine è sempre ‘innovare’  

23 Dicembre 2019 12:16

 

Il tema delle Spac (Special purpose acquisition company) è tornato in primo piano a Piazza Affari. Questi strumenti, importati dagli Stati Uniti e sbarcati a Piazza Affari nel 2011, sono stati definiti “dei veri e propri acceleratori di Ipo”. Ma dopo il boom degli anni scorsi (in particolare la corsa del 2017), il fenomeno sembra essersi (almeno per il momento) sgonfiato. Cosa è accaduto al modello Spac? Borse.it ha intervistato Simone Strocchi, managing partners di Electa Ventures, e tra i maggiori esperti di Spac e innovazioni, e con lui ha fatto il punto su questo settore.

 

Dottor Strocchi, secondo lei perché il mercato guarda al modello Spac con meno interesse? Quali sono le ragioni principali di questa disaffezione, dopo il boom degli anni scorsi?

“La Spac, come capita tutti gli strumenti innovativi, dopo aver attraversato un momento di euforia misurata con la straordinaria raccolta del 2017, è entrata in fase di maturità, senza esoneri da stress test accentuati dallo storno dei mercati del 2018. La curva di apprendimento di speculatori, oltre che dei promotori e investitori value, ha determinato, nel modello Spac “tradizionale”, l’apertura di alcune crepe strutturali. In particolare, abbiamo assistito all’insinuazione nella compagine azionaria di “speculatori del recesso” (che hanno comprato al secondario a sconto nel 2018, da investitori iniziali entrati in sete di liquidità, confezionandosi uno “zero coupon bond” liquidabile a premio in esercizio di recesso) agevolate da rigidità e delay di time-to-market.

Da qui si sono susseguiti casi di insuccesso di consegna di target (per diserzione e recesso degli investitori) in un contesto dove l’eccesso di proposta non trovava pieno riscontro nella appetibilità delle valutazione dei target e nella struttura delle business combination che se concluse a ridosso del termine massimo di vita della Spac rischiano di essere meno mordenti”.

Lei è un pioniere delle Spac: nel 2011 ha lanciato Made in Italy, poi ha lavorato a diverse operazioni di successo che ha presentato di recente anche ad AliExpo. Sta lavorando a nuove operazioni in questo periodo?

“Siamo stati antesignani nella promozione di Spac e nel realizzare evoluzioni della proposta Spac con le nostre prebooking company Ipo Challenger ® e poi con la “Spac in cloud”. Con le nostre ventures abbiamo investito e consegnato al listino Pmi di successo: Sesa, Italian Wine Brands, Pharmanutra e Digital Value, con ottimo riscontro di incremento del valore delle relative azioni sui mercati in coerenza con la crescita dei fondamentali. I 135 milioni complessivamente investiti in queste operazioni, corrispondono oggi a un valore di ben oltre 400 milioni di euro in relazione alla valorizzazione sul mercato delle società che rappresentano oggi  market cap aggregato di oltre 1.200 milioni di euro.

Oggi siamo in fervente attività su diversi dossier. Il nostro sistema innovativo conta ancora  su circa 240 milioni per sostenere investimento con formule di prebooking evolute in  Pmi selezionate da accompagnare al listino. Il nostro approccio non ci vede in competizione con fondi Private Equity poiché, le nostre Spac evolute, intervengono infatti a sostegno di imprenditori che non accetterebbero pattuizioni parasociali regolanti il trascinamento alla vendita a termine, ma che sono determinati nei loro progetti di crescita, interessati ad accedere a capitali freschi e listino borsistico per condividere le performance nel tempo con investitori di mercato”.

 

Innovare e adeguare il modello potrebbe essere la strada per far ripartire le Spac. Con Electa sta valutando nuovi modelli innovativi per le Spac da presentare al mercato nel 2020?

“Non solo stiamo valutando evoluzioni, ma le abbiamo anche già proposte e realizzate con successo, dimostrando che si può passare a delle proposte ristrutturate efficaci, efficienti e acicliche. Con Electa Ventures abbiamo realizzato e applicato modelli di Spac evoluti in “prebooking  company” come Ipo Challenger @. Di fatto, proponendo agli investitori obbligazioni a dodici mesi conferenti il diritto ad aderire discrezionalmente, in alternativa al rimborso in cash,  a una proposizione di rimborso in natura che ha per oggetto azioni e strumenti finanziari direttamente emessi dalla società target selezionata e negoziata dai promotori, in contesto della sua ammissione sul mercato borsistico. In questo modo abbiamo risolto la rigidità strutturale delle Spac tradizionali, scongiurato insinuazione di speculatori nella compagine degli investitori ed evitato lungaggini di processi di fusione e impatti contabili di Purchase Price Allocation. 

Più recentemente abbiamo operato con il format “Spac in cloud”, fruibile a tutti sulla piattaforma Elite Club Deal. Si tratta di una Spac virtuale, destrutturata, che azzera il time to market perché opera con approccio “Spac like” direttamente sulla società target.

In più abbiamo messo ulteriormente a punto dettagli e regole di ripartizione delle performance effettive:  come le “price adjustment share” a tutela del “value per share” proposto ad investitori e mercato successivamente all’operazione sul target e declinando strumenti finanziari riservati ai promotori il cui yield si sviluppa in relazione al riscontro  di valore dell’azione sul mercato, ma in tempi più dilatati e utili all’effettiva liquidabilità dei valori.  Abbiamo dimostrato che gli elementi fondanti e positivi della Spac possono essere riproposti in formule dinamiche, franche da rigidità strutturali e protette da speculazioni, efficaci e acicliche, capaci di determinare un efficiente allineamento di interessi di tutti gli attori coinvolti, consegnando operazioni di successo anche nei momenti più critici di mercato.

Personalmente, con Electa Ventures e i nostri partner, continueremo a sostenere operazioni di investimento per favorire la crescita di Pmi performanti, capitanate da imprenditori che non intendono entrare in pattuizioni parasociali che contemplino clausole di drag e tag along (che sono invece imprescindibili per interventi di fondi private equity)  in un confronto aperto con imprenditori, investitori e operatori,  anche con formule evolute dal modello Spac, in particolare “spac in cloud” ,  che non mancheremo di sviluppare con attenzione all’allineamento di interessi e onestà intellettuale”.