Banche: attesa risalita crediti deteriorati nel 2020-21 per stagnazione (outlook Abi-Cerved)
Crediti deteriorati e imprese, un binomio sotto osservazione in Italia. Se il 2019 ha visto una ulteriore riduzione del tasso di deterioramento del credito alle imprese (ovvero la quota dei crediti che nel corso dell’anno vanno in default), nel biennio 2020-2021, complice il rallentamento della congiuntura economica, potrebbe salire, seppur di poco, il tasso di deterioramento dei prestiti (3,3% a fine periodo, dal 3,1% del 2019). Si tratterebbe comunque di livelli al di sotto di quelli pre-crisi (3,6% di media tra il 2006 e il 2008). Questa la fotografia scattata dall’Outlook Abi-Cerved, progetto che si rinnova spostando il focus dell’analisi dal flusso di nuove sofferenze a quello dei nuovi crediti deteriorati delle imprese. Un modo, spiegano gli esperti, per “cogliere maggiormente il legame tra ciclo economico e rischio creditizio”.
“Dopo gli anni difficili della crisi, il problema dello stock di sofferenze nei bilanci delle banche è in via di soluzione – commenta Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved -. Le previsioni di leggero rialzo dei nuovi crediti deteriorati non ci preoccupano e riflettono la stagnazione della nostra economia. In uno scenario così debole, le banche possono recuperare margini di redditività puntando su innovazione e digitalizzazione: questa è anche la strada per aumentare il credito alle piccole imprese con fondamentali solidi, ma che per molte banche risultano ancora opache”.
“Non si interromperà il trend di riduzione della rischiosità degli attivi delle banche operanti in Italia: la stabilizzazione del flusso di nuovi crediti deteriorati favorirà un’ulteriore contrazione dell’Npl ratio, che ci attendiamo convergere in breve tempo sui target fissati dalle Autorità di vigilanza”, sottolinea, invece, Giovanni Sabatini, direttore generale di Abi.
Osservando i dati per il 2019, l’oulook di Abi-Cerved mette in luce come il processo di riduzione degli NPL è stato favorito dalle operazioni di cessione e dal calo dei flussi di nuovi crediti deteriorati. Stando agli ultimi dati disponibili (giugno 2019), al netto delle rettifiche operate dalle banche, l’ammontare complessivo di crediti deteriorati risulta pari a 84 miliardi (-18,4% su base annua), più che dimezzato rispetto ai 197 di fine 2015, di cui 34 miliardi (-19%) di sofferenze nette. A livello dimensionale i tassi di deterioramento osservati sono piuttosto eterogenei: le microimprese passano dal 3,5% del 2018 al 3,3% del 2019, le piccole dal 2,4% al 2%, le medie dall’1,9% al’1,8%, mentre le grandi imprese restano stabili all’1,5%.
Le attese al 2021
Lo scenario macroeconomico considerato nella simulazione si basa sull’ipotesi di una fase di rallentamento della crescita per l’economia italiana, con tassi di variazione del Pil vicini allo zero nel 2019 e incrementi inferiori all’1% nel 2020-21. Anche i consumi pubblici (-0,1% nel 2020 e +0,1% nel 2021) e privati (+0,5% e +0,6%) presenteranno variazioni modeste, mentre gli investimenti, dopo lo stallo del 2018, sono previsti in leggera ripresa (+1,5% e +2,1%). Aumenteranno l’export (+1,8% e +2,4%) e le importazioni (+2,4% e +2,6%). Inflazione e tassi di interesse, sebbene in leggero aumento nel 2021, continueranno a essere su livelli storicamente bassi.
Sulla base di questo quadro macro, si prevede che dopo aver registrato un valore minimo post-crisi nel 2019, pari al 3,1%, i tassi di deterioramento delle società non finanziarie torneranno leggermente a crescere, attestandosi al 3,3% a fine 2021, mantenendosi su livelli inferiori rispetto al periodo pre-crisi e ben al di sotto dai picchi del biennio 2012-14. Secondo lo studio, l’aumento dovrebbe riguardare tutte le dimensioni aziendali, tutti i settori produttivi e tutte le aree territoriali.
A fine 2021 i flussi di nuovi crediti deteriorati delle imprese di grandi dimensioni registreranno un incremento di cinque punti decimali stabilizzandosi su un valore pari al 2%. Con un incremento di 4 decimi percentuali rispetto al 2019, nel 2021 le medie imprese toccheranno il 2,2%, lo stesso tasso su cui si assesteranno le piccole (dal 2% del 2019), mentre le microimprese si continueranno ad essere la classe più rischiosa con tassi del 3,5%.
Per quanto riguarda i settori produttivi, al termine del periodo di previsione le costruzioni registreranno ancora la percentuale più alta di nuovi crediti deteriorati in rapporto ai prestiti in bonis (4,5% nel 2020 e 4,4% nel 2021), benché in calo rispetto al 4,7% del 2018. Nell’industria, che invece si colloca sui livelli più bassi, il rialzo dei tassi si attesterà al 2,7% nel biennio (era 2,4% nel 2018). Nei servizi, si passerà dal 3,2% del 2018 al 3,3% del 2021.