Scandalo in Thailandia per Essilux, il sottile equilibrio sulla governance rischia di rompersi
Scandalo da 190 milioni di euro per EssilorLuxottica. La controllata Essilor International ha recentemente accertato attività finanziarie fraudolente in uno dei suoi stabilimenti in Thailandia. A Parigi il titolo cede l’1,8% a 136,7 euro, dopo aver toccato un minimo intraday a 135,85 euro. Il saldo da inizio anno è comunque positivo e pari a +24%, con un valore di mercato che è arrivato quasi a quota 60 miliardi di euro (59,8 milioni).
“L’impatto finanziario atteso potrebbe essere pari ad un massimo di 190 milioni di euro o ridursi per effetto di eventuali rimborsi assicurativi, ritorni dalle azioni legali e recuperi di ulteriori somme attualmente congelate su vari conti bancari” ha detto la società in una nota, precisando che “tale impatto sarà registrato nei risultati operativi del 2019 e sarà trattato come un fattore di aggiustamento per determinare i valori adjusted dell’esercizio”.
Il gruppo, nato dalla fusione tra il produttore francese di lenti Essilor e il gruppo italiano degli occhiali Luxottica, “ha sporto denuncia in Thailandia e in altre giurisdizioni e ha mobilitato tutte le risorse opportune, interne ed esterne, per porre immediatamente fine alle attività fraudolente e adottare le misure necessarie”. Inoltre, prosegue la nota, la società “sta svolgendo indagini serrate e perseguendo tutte le possibili iniziative per cercare di recuperare i fondi indebitamente sottratti e mitigare l’impatto sul gruppo”.
EssilorLuxottica ha deciso di licenziare tutti i dipendenti che risultano ad oggi coinvolti nelle attività fraudolente. Sono stati inoltre introdotti ulteriori controlli interni in tutto il mondo al fine di rafforzare i protocolli di sicurezza esistenti. “Il cda di EssilorLuxottica è informato e monitorerà attentamente la situazione con il supporto di advisor esterni; esaminerà inoltre eventuali ulteriori iniziative affinché tali attività fraudolente non si ripetano in futuro” conclude la nota.
Nervi ancora più tesi sulla governance
Lo scandalo rischia di riaccendere la preoccupazione per la gestione aziendale dal momento che gli scontri al vertice non sono mai mancati dal 2017 quando la francese Essilor si è fusa con l’italiana Luxottica. Le finanze sono ancora gestite separatamente dalle due entità con due diversi cfo. “Il caso potrebbe suscitare ulteriore pressione da parte degli investitori per una più rapida integrazione” ha affermato Luca Solca, analista di Bernstein in una nota agli investitori. Secondo Solca, “Questo è uno dei casi più eclatanti di negligenza finanziaria nel nostro settore. Prima verrà gestito e integrato tutto sotto un unico tetto, meglio sarà”.
Le rivalità di EssilorLuxottica sono state rese pubbliche lo scorso marzo, con le due fazioni (italiana e francese) che si scontrano sulle questioni di governance, in primis la nomina di un amministratore delegato unico. Per rompere la situazione di stallo, Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica, e Hubert Sagnieres, vicepresidente di Essilor, a maggio hanno accettato di trasferire i rispettivi poteri a Frank Gentin, nominato commissario pro tempore di Essilorluxottica.
Third Point pronto a far emergere sinergie
Lo scorso ottobre Third Point ha spiegato l’investimento da 700 milioni di dollari per rilevare oltre l’1% di Luxottica. Il fondo guidato da Daniel Loeb è infatti convinto che la società abbia interessanti margini di crescita e spazio per estrarre fino a un miliardo sinergie, vale a dire il 40% in più di quanto annunciato dal gruppo nell’ultimo investor day. “Ci aspettiamo che il gruppo nel 2023 aumenti sopra 8 euro per azione il suo utile per azione questo significherebbe quasi duplicare i risultati attesi per fine 2019”.
Per il fondo attivista Usa Third Point, EssilorLuxottica deve consolidare la sua leadership a suon di acquisizioni, dato che nonostante sia il gigante mondiale dell’occhialeria, controlla solo un decimo del mercato “C’è spazio per nuovi consolidamenti in mercati emergenti come Cina e Sudamerica”.
Third Point punta poi il dito sulla governance: “Nonostante sia Essilor che Luxottica singolarmente abbiano dimostrato di saper creare valore l’azienda fusa insieme sta affrontando diverse difficoltà sul lato della governance. L’accordo del 2017 permette alle due società di continuare a gestirsi in maniera indipendente tanto che il cda e nel management team sono arrivati a un punto morto, che rallenta gli effetti dell’integrazione e delle decisioni strategiche” quanto basta perché gli investitori siano “delusi dalla mancanza di sinergie” che poi sono la vera ragione dell’unione tra il colosso delle lenti e quello degli occhiali, la stessa perseguita anche da Leonardo Del Vecchio.