Atlantia: a breve il verdetto su concessione Aspi, c’è però possibilità di trattativa
La concessione di Autostrade per l’Italia (gruppo Atlantia) deve essere revocata e il governo italiano prenderà la decisione nei prossimi giorni. Lo ha detto il viceministro dei trasporti Giancarlo Cancelleri in un’intervista lo scorso venerdì. “Ripeto: dobbiamo dare un segnale forte e per questo motivo la concessione di Autostrade per l’Italia deve essere revocata”, ha dichiarato Cancelleri alla Stampa. La perdita della concessione di Aspi senza compensazione potrebbe innescare un default di circa 16 miliardi di euro di debito per Atlantia.
La holding della famiglia Benetton sarebbe pronta a pagare circa 2,1 miliardi di euro per evitare di perdere la concessione (circa 3mila chilometri di autostrade). Lo riferisce il Corriere della Sera, secondo cui l’offerta al governo comprende 600 milioni di euro per la ricostruzione del Ponte Morandi di Genova, 800 milioni come indennizzo ai genovesi e 700 milioni senza vincolo di destinazione al governo. Un’offerta giudicata dall’esecutivo insufficiente, secondo quanti riporta il quotidiano.
Una via percorribile, continua il corriere, potrebbe essere quella della trattativa. Il premier Giuseppe Conte ha chiesto ad Aspi la riduzione del 5% delle tariffe, ma la risposta della controllata di Atlantia è sempre stata negativa. Il governo prenderebbe in considerazione un accordo se Atlantia offrisse altri 700 milioni (in aggiunta ai 2,1 miliardi), un importo tale a sostenere un taglio delle tariffe del 5% come quello richiesto da Conte.
Resta il fatto che costerebbe allo stato fra sei e otto miliardi di euro una eventuale decisione del governo di revocare la concessione firmata dodici anni fa con Aspi. È questo l’effetto implicito di una norma nel decreto “milleproroghe” che, di fatto, modifica le clausole di rottura dell’accordo del 2007 e riduce di molto l’indennizzo previsto di 23 miliardi. Quel che è certo è che Atlantia darà battaglia al governo e chiederà a gran voce il pagamento totale dei 23 miliardi e un risarcimento dei danni all’immagine.