Regionali Emilia e Btp: ecco a cosa guardano i mercati
La questione politica italiana è tornata a fare capolino negli ultimi giorni, soprattutto dopo le dimissioni di Luigi Di Maio da leader politico del Movimento 5 Stelle. E adesso si guarda all’appuntamento di domenica con le elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria (previste per domenica 26 gennaio), considerate da più parti un test per misurare anche la tenuta dell’esecutivo giallo-rosso.
“Le regionali potrebbero avere ripercussioni a livello nazionale e rappresentare un test per il Governo attuale“. Questa la lettura di Paolo Pizzoli, economista di Ing, che spiega la sua view in un lungo report dedicato all’Italia alla vigilia delle elezioni di domenica. “Il voto regionale previsto nel fine settimana potrebbe dare un ulteriore colpo alla già fragile coalizione, che si sta riprendendo dalle dimissioni di Luigi Di Maio – spiega Pizzoli -. Ma crediamo che i membri dell’attuale esecutivo cercheranno un compromesso, indipendentemente da ciò che accadrà domenica“. I principali candidati alle elezioni emiliane, storica roccaforte di sinistra per oltre mezzo secolo, sono Stefano Bonaccini, attuale presidente in carica (sostenuto da un’alleanza di centrosinistra guidata dal PD) e la leghista Lucia Borgonzoni.
Tornando sulle dimissioni di Luigi Di Maio da leader dei grillini, l’economista di Ing scrive: “La decisione di Di Maio di dimettersi proprio in vista del voto emiliano aggiunge un elemento di incertezza al risultato” di domenica e “dati i recenti risultati elettorali del M5S nelle ultime elezioni europee e regionali e l’emorragia dei parlamentari negli ultimi mesi, la decisione non è stata del tutto inaspettata, ma i suoi tempi sono stati una sorpresa”. L’esperto è tuttavia dell’idea che “l’attuale governo può sopportare il peso di una possibile sconfitta nelle elezioni emiliane” considerando il fatto che “il costo politico di una crisi del governo sarebbe estremamente elevato”. “Una vittoria, seppur minima, per il candidato della Lega provocherebbe ovviamente più rumore politico e, presumibilmente, volatilità del mercato, senza però provocare un crollo del governo – aggiunge Pizzoli -. Probabilmente il rischio politico aumenterebbe se si concretizzasse una vittoria schiacciante per il candida-to della Lega, poiché ciò avrebbe probabilmente un impatto sulla politica interna sia all’interno del Pd sia del M5S”.
Carta italiana sotto i fari, i driver del 2020
A inizio settimana la carta italiana è tornata sotto pressione, con un allargamento dello spread Btp-Bund che si è avvicinato alla soglia dei 170 punti. Poco prima delle 13 lo spread tra il Btp a dieci anni e il Bund tedesco viaggia in calo a 155,7 punti base e il rendimento del bond decennale italiano sul mercato secondario si attesta all’1,258%.
Per lo strategist Andrea Melo, contattato da Borse.it, “è sempre più evidente come la partita per i titoli di stato, in particolare per quelli italiani, si giochi su due fronti, che rappresentano i due principali driver per il 2020: stabilità dell’esecutivo e sostegno Bce”.
L’esperto si sofferma poi sulle parole di ieri del presidente Christine Lagarde che “ha confermato la ricetta Draghi fondamentale per la tenuta dei prezzi e per poter continuare a collocare debito a tassi di interesse decisamente contenuti” e “l’attuale governo è in grande sintonia con Bruxelles e ciò fa sì che il mercato ‘prezzi’ un rischio contenuto di default dei nostri titoli proprio perché Bce fa da ‘garante’”.
Guardando poi alle elezioni regionali di domenica in Emilia-Romagna Andrea Melo spiega: “Se si andasse ad elezioni anticipate, cosa che escludo sinceramente anche se in Emilia Romagna dovesse spuntarla il centrodestra, sicuramente lo scenario potrebbe mutare velocemente”.
In estrema sintesi Melo ipotizza questi due scenari per 2020:
Governo tiene – BCE mantiene QE: rendimenti BTP dall’1,2% all’1,8%
Governo cade – BCE mantiene QE: rendimenti BTP dal 2,2% al 3,5%
E per lo spread? Secondo lo strategist il quadro è “più complesso a causa della situazione incerta della Germania: lo scenario macro è deteriorato rispetto al 2019 e 2018 e Brexit più eventuali dazi statunitensi colpirebbero in maniera decisa l’economia tedesca”. “Mi aspetto un aumento della volatilità dello spread ma una sostanziale stabilità su valori leggermente superiori a quelli odierni nel medio termine”, conclude.