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Risparmio gestito, 2019 si chiude con raccolta record

30 Gennaio 2020 16:53

Nuovo record assoluto per il patrimonio gestito che a dicembre 2019 tocca quota 2288 miliardi. Così emerge dalla mappa mensile di Assogestioni secondo cui l’industria del risparmio gestito chiude il mese di dicembre 2019 con afflussi netti per 10,26 miliardi di euro. Nell’ultimo mese dell’anno le classi di attivo preferite dai risparmiatori sono gli obbligazionari e gli azionari.

Risparmio gestito: i numeri relativi a dicembre 2019

Le masse investite nelle gestioni collettive, si legge nella mappa mensile di Assogestioni, sono pari a 1.125 miliardi (il 49% del totale), mentre quelle delle gestioni di portafoglio si attestano a 1.162 miliardi (il 51% del totale). Raccolta positiva sia per le gestioni di portafoglio (6,4 miliardi) sia per le gestioni collettive (3,8 miliardi, di cui 3,2 miliardi dai fondi aperti). A guidare la raccolta dei fondi a lungo termine (+3,4 miliardi) sono i fondi obbligazionari (+2,3 miliardi), seguiti dagli azionari (+560 milioni) e dai bilanciati (+416 milioni). Il bilancio del sistema da inizio anno è positivo con sottoscrizioni nette che ammontano a 73,5 miliardi. Da sottolineare l’effetto dell’ingresso, a inizio anno, di circa 53 miliardi di euro nel perimetro del risparmio gestito a seguito di un’operazione di carattere straordinario posta in essere all’interno del gruppo Poste Italiane e consistente nel conferimento alla Sgr di gruppo di un mandato istituzionale per la gestione del patrimonio di BancoPosta.

I nuovi PIR

“L’interpretazione del dato di raccolta netta richiede una particolare attenzione” sottolinea Alessandro Rota, direttore dell’ufficio studi dell’Associazione. “Al netto dell’operazione registrata dal gruppo Poste all’inizio del 2019, è infatti raddoppiata rispetto al livello dell’anno precedente (20 miliardi circa rispetto ai 10 del 2018)”. “Pir, Eltif e fondi chiusi più accessibili”, spiega Rota, “sono solo alcune delle iniziative messe in campo per indirizzare maggiori quantità di risparmio verso forme di investimento a diretto beneficio delle imprese non finanziarie, soprattutto di quelle di media e piccola dimensione che rappresentano la parte più importante del nostro tessuto economico”, conclude il direttore dell’ufficio studi di Assogestioni. In merito poi ai nuovi PIR in particolare si ricorda che con la Legge di Bilancio 2020, viene sancito l’obbligo per i PIR, costituiti a decorrere dal 1° gennaio 2020, di investire il 5% del 70% del valore complessivo in strumenti finanziari di imprese diverse da quelle inserite nell’indice Ftse Mib e Ftse Mid della Borsa italiana o in indici equivalenti di altri mercati regolamentati. Inoltre si prevede che casse previdenziali e fondi di investimento possano detenere più di un PIR nel limite del 10% del patrimonio e non si prevedono obblighi di investimento in quote o azioni di fondi per il venture capital o di fondi di fondi per il venture capital.