Borsa Tokyo in calo -0,88%. Effetto coronavirus, Nikkei -20% in I trimestre, mai così male dal 2008
L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso la sessione in calo dello 0,88% a 18.917,01 punti. Facendo il bilancio del primo trimestre del 2020, che termina ufficialmente oggi 31 marzo, emerge che il listino ha sofferto una perdita trimestrale del 20%, la più forte dal quarto trimestre del 2008, dunque dai tempi della crisi finanziaria globale, cedendo il 20%. Molto male nel trimestre anche l’Hang Seng di Hong Kong (-17%), mentre il listino azionario cinese CSI 300 si avvia a chiudere i primi tre mesi dell’anno in flessione del 10%.
Guardando alla seduta odierna, positiva Shanghai con +0,12%, mentre Hong Kong sale di oltre +1%. Male invece Sidney, con -2% circa, mentre Seoul è avanzata di oltre +2%.
Lasciano sperare oggi alcuni dati arrivati dal fronte macro.
Nel mese di febbraio la produzione industriale del Giappone è salita dello 0,4% su base mensile, meglio della variazione pari a zero attesa, e in rallentamento rispetto al +1% di gennaio. Su base annua, il dato è scivolato del 4,7%, poco meglio rispetto al -4,8% stimato, in peggioramento rispetto alla flessione del 2,3% del mese precedente.
Occhio alle previsioni del Ministero dell’economia, del commercio e dell’industria del Giappone che, nel diramare l’indicatore, ha reso noto di prevedere per il mese di marzo un tonfo del 5,3% su base mensile a causa dell’impatto del coronavirus sull’economia e, per aprile, un recupero del 7,5%. E il peggio è che sia le stime di marzo e di aprile non prendono comunque in considerazione l’effetto complessivo totale sull’economia – evidentemente ancora non facile da calcolare – del diffondersi del COVID-19.
Sempre a febbraio, le vendite al dettaglio del Giappone sono salite su base mensile dello 0,6%, decisamente meglio rispetto al calo dell’1,7% atteso dal consensus, anche se in rallentamento rispetto al precedente aumento dell’1,5%. Su base annua, le vendite sono cresciute dell’1,7%, rispetto alla flessione attesa dell’1,5%, successiva al calo di gennaio pari a -0,4%.
Riguardo all’impatto del coronavirus, si attendono con timore i numeri di marzo, visto che l’allarme COVID-19 è esploso nel mondo verso la fine di febbraio, con le misure di contenimento che sono state varate – mettendo in quarantena l’economia di tutto il mondo – nelle settimane successive.
Sorprendente il recupero dell’attività manifatturiera della Cina, dopo il lockdown che ha messo in quarantena l’economia del paese, a seguito dei contagi da coronavirus.
L’indice Pmi manifatturiero di marzo è tornato in fase di espansione, attestandosi a 52 punti (dunque al di sopra dei 50 punti, linea di demarcazione tra fase di contrazione – valori al di sotto – e fase di espansione – valori al di sopra), ben superiori ai 45 punti attesi dagli analisti intervistati da Reuters. A febbraio, il dato era capitolato al minimo record di 35,7 punti.