Confindustria, CSC lancia allarme e sbotta: Pil Italia -6% in 2020, ultima chiamata per UE’
Il Centro studi di Confindustria sciocca tutti con le sue previsioni sul Pil italiano del 2020: la stima è di un crollo del prodotto interno lordo pari a -6%, fermo restando il presupposto che, nel mese di maggio, venga superara la fase acuta dell’emergenza sanitaria.
Altrimenti, per il Csc se “la situazione sanitaria non evolvesse positivamente, le previsioni economiche andrebbero riviste al ribasso”.
Ogni settimana in più di blocco normativo delle attività produttive potrebbe costare, inoltre, una percentuale ulteriore di Pil dell’ordine di almeno lo 0,75%, pari a circa 13,5 miliardi di euro.
Negli ultimi Scenari Economici, il Centro studi di Confindustria auspica l’intervento dell’Unione europea, manifestando una certa impazienza accompagnata a irritazione:
Le istituzioni europee “sono all’ultima chiamata per dimostrare di essere all’altezza della situazione”.
Dopo i primi interventi è “cruciale un passo in più”, ovvero “l’introduzione di titoli di debito europei, fin troppo rimandata”.
In Europa, “dopo i consueti balbettamenti assai gravi in questa situazione, in queste settimane sono state già prese decisioni importanti. I massicci interventi della Bce, che hanno fermato per ora l’impennata dello spread sovrano per l’Italia; la sospensione di alcune clausole del Patto di Stabilità e Crescita, per la finanza pubblica; le misure temporanee sugli aiuti di Stato”.
L’Europa, insomma, è chiamata a compiere “azioni straordinarie per preservare i cittadini europei da una crisi le cui conseguenze rischiano di essere estremamente pesanti e di incidere duraturamente sul nostro modello economico e sociale”.
Già la crisi dei debiti sovrani del 2011, secondo gli economisti di Confindustria, aveva messo in evidenza le criticità dell’Unione europea.
“I limiti dell’assetto della governance europea sono nuovamente evidenziati dall’attuale crisi sanitaria. Il piano proposto finora dalla Commissione Ueè poca cosa e come al solito lascia ai singoli paesi la responsabilità di gestire la crisi. La sospensione del Patto di stabilità è emergenziale, indispensabile ma insufficiente”.