Stati Uniti: il coronavirus mette fine alla crescita dell’occupazione per la prima volta in 10 anni
Il coronavirus mette fine a quasi 10 anni di crescita incessante dell’occupazione negli Stati Uniti. A marzo la prima economia mondiale ha visto bruciare migliaia di posti di lavoro a causa delle misure di contenimento e della chiusura delle imprese per contenere la diffusione del Covid-19. E questo è solo l’inizio, perchè l’indagine del Dipartimento del Lavoro Usa, diffusa oggi, si è fermata alla settimana del 12 marzo, ma nella seconda parte del mese milioni di americani si sono registrati per chiedere l’indennità di disoccupazione. Il vero effetto del coronavirus sarà dunque visibile da aprile, con gli esperti che non escludono una disoccupazione che entro maggio potrà arrivare al 15% dal 3,5% di febbraio, il mese prima che l’emergenza croronavirus scoppiasse Oltreoceano.
Il primo calo dell’occupazione da settembre 2010
Secondo i dati duffisi dal Dipartimento del Lavoro Usa, a marzo sono stati distrutti nei settori non agricoli 701.000 posti di lavoro, dopo un il record di 113 mesi consecutivi di aumento. Si tratta, in altre parole, del primo calo dell’occupazione negli Stati Uniti da settembre 2010. Il dato di marzo si confronta con un +275mila posti di febbraio (dato rivisto da +273mila). Gli analisti si aspettavano una perdita di 100.000 posti di lavoro. Contemporaneamente, il tasso di disoccupazione è balzato in avanti al 4,4% dal 3,5% di febbraio. Anche in questo caso, il dato è più grave del previsto con le aspettative degli analisti ferme a un 3,8%.
E’ solo l’inizio
Ma non è tutto. Perché queste cifre, oltre a essere peggiori del previsto, sono lungi dal rappresentare in maniera accurata le conseguenze economiche del coronavirus sul mercato del lavoro americano. L’indagine infatti è stata chiusa a metà marzo, prima che gran parte della popolazione fosse soggetta alle misure di confinamento. Una dimostrazione è arrivata settimana scorsa con le richieste di sussidi di disoccupazione che hanno raggiunto un livello record, superando la soglia dei 6 milioni. Dunque, sarà probabilmente il rapporto di aprile a riflettere meglio la gravità della recessione in atto.
“Il rapporto di marzo sul lavoro ha mostrato l’interruzione della corsa dopo 113 aumenti mensili consecutivi dell’occupazione, ma la tempistica di raccolta dei dati ha escluso la carneficina delle ultime due settimane – ha sottolineato James Knightley, chief international economist di Ing – Le misure di contenimento per il Covid-19 indicano che il tasso di disoccupazione possa facilmente raggiungere il 15% entro maggio”.
Un’idea del tracollo dell’occupazione negli Usa che arriverà nei prossimi mesi l’ha data lo stesso segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, che ha anticipato un tasso di disoccupazione al 20%, una percentuale che il presidente Donald Trump ha subito voluto precisare riguarderebbe lo scenario peggiore. “Ma con almeno 10 milioni di persone che hanno perso il lavoro nelle ultime due settimane di marzo e nuove perdite di posti di lavoro nelle prossime settimane man mano che le misure di contenimento di Covid-19 si intensificano (si rischia di vedere bruciare altri 8-10 milioni posti nelle prossime due settimane) – prosegue l’esperto di Ing – dovremmo prepararci a un tasso di disoccupazione in volata al 10-11% ad aprile e al 15% a maggio“. Giusto per avere chiara la portata, l’ultima crisi finanziaria globale ha visto un picco di disoccupazione al 10%, mentre il massimo di disoccupazione nel dopoguerra è stato al 10,8% nel 1982.